Il piano del governo Meloni per alzare gli stipendi senza approvare il salario minimo
Il dibattito politico si è concentrato, nelle settimane di agosto in cui il Parlamento è chiuso, sulla proposta di salario minimo a 9 euro l'ora che tutti i partiti di opposizione (a eccezione di Italia viva) portano avanti insieme ormai da diversi mesi. L'incontro tra governo e minoranza di venerdì ha portato al rinvio di 60 giorni, con la decisione di Giorgia Meloni di mettere la questione nelle mani del Cnel. Le opposizioni hanno rilanciato con una petizione online per raccogliere firme. L'esecutivo, intanto, sta lavorando a una serie di proposte per affrontare il problema del lavoro povero senza concedere alla minoranza il successo politico di approvare il salario minimo a 9 euro l'ora.
Già alcuni giorni fa il sottosegretario al Lavoro, il leghista Claudio Durigon, aveva presentato cinque proposte alternative: dall'estensione dei contratti collettivi (un tema già contenuto nel ddl delle opposizioni) a una serie di incentivi per spingere al rinnovo più frequente di questi contratti. Oggi Durigon ha ribadito che "sulla povertà di certi salari c'è una volontà bipartisan di fare qualcosa", ma che "parlare solo di salari minimi è riduttivo" e finirebbe per "porre un tetto al ribasso". L'orizzonte temporale per arrivare a una soluzione concreta sarebbe quello della "prossima finanziaria", che sarà discussa a partire da ottobre.
Il sottosegretario ha anche sottolineato che il governo ha iniziato a lavorare sull'aumento degli stipendi con il taglio del cuneo fiscale. Una misura "strettamente collegata a questo discorso" che però durerà solo fino a dicembre. "Faremo di tutto per confermarlo, perlomeno per i salari bassi. Il tema sono le coperture, e dunque anche in questo caso l'orizzonte temporale non può essere che la legge di bilancio", ha detto Durigon.
Da parte sua il Cnel, organo rappresentanza che raccoglie esperti economisti, rappresentanti delle imprese e dei sindacati, si è già espresso sulla proposta di salario minimo: lo ha fatto con un'audizione alla Camera a inizio luglio. Ne è emerso che "la questione salariale non può essere limitata a un’alternativa sulla opportunità o meno di introdurre un salario minimo per legge", che è importante puntare su un più rapido rinnovo dei contratti collettivi e sul contrasto ai contratti pirata, ma anche che vanno scoraggiati i contratti brevi. Insomma, un'accoglienza tiepida per l'idea di una soglia minima legale di retribuzione. D'altra parte a presiedere il Cnel c'è Renato Brunetta, che ha un lungo passato in Forza Italia.
E proprio da Forza Italia è arrivata un'altra carrellata di proposte. Il segretario Antonio Tajani, alla Stampa, ha detto che "la direzione è quella di tagliare le tasse sul lavoro per offrire più risorse ai lavoratori". Ovvero, ancora una volta, puntare sul taglio del cuneo fiscale. Perché "il salario minimo fissato per legge abbasserebbe la media delle retribuzioni". Insomma, confermata la linea che vede al centro una serie di proposte per dare incentivi alle aziende che rinnovano i contratti, oltre al taglio del cuneo e alla "detassazione di straordinari, tredicesime e premi di produzione" prevista dalla delega fiscale.