Un partito in crisi di identità, senza una chiara piattaforma programmatica, senza una leadership riconosciuta ed autorevole, reduce da un crollo elettorale senza precedenti, costretto ad appoggiare malvolentieri il Governo tecnico e con "poche idee ma molto confuse" per il futuro a breve termine. Se questa istantanea del Popolo della Libertà vi sembra ingenerosa, allora converrà prestare attenzione agli ultimi rumors provenienti dagli ambienti tradizionalmente vicini al gruppo dirigente del partito del predellino. Non bastassero le indiscrezioni più o meno fantasiose sulla modalità con cui si terranno le primarie (4 mesi, completamente online, scelta dei parlamentari anzi no, selezione dei "volti nuovi" in stile Grande Fratello e via discorrendo), non bastassero le "pazze idee" attribuite a Silvio Berlusconi (e poi, come da copione, immediatamente smentite), ecco arrivare il nodo della leadership, con tanto di candidatura prima "ipotizzata", poi smentita, poi di nuovo considerata da parte di Vittorio Feltri (per non parlare della boutade Gerry Scotti). Solo l'inizio del resto. Già, perché il riassunto delle puntate precedenti deve necessariamente tenere conto delle dichiarazioni nostalgiche di Umberto Bossi ("Silvio doveva restare e ha sbagliato ad appoggiare Monti"), ma soprattutto delle ultime indiscrezioni che rivorrebbero un Cavaliere estremamente determinato a riprendersi la sua creatura.
E' ancora Libero a restituire l'immagine del fermento intorno al grande comunicatore:
I fedelissimi di Silvio, quelli che ogni tanto riescono a parlargli spiegano che negli ultimi tempi il Cav avrebbe maturato la decisione, soprattutto se il governo Monti cadrà quest'estate o in autunno. La convinzione del Cavaliere prende forma a poco più da una settimana dall'Ufficio di presidenza del partito convocato da Angelino Alfano che ha stabilito la strategia di rilancio del Pdl attraverso le primarie, uno strumento non particolarmente amato da Berlusconi.
Una decisione collegata alla possibilità di "far saltare tutto, Governo e consultazioni (primarie ndr)", tra l'altro portando il Paese al voto con il Porcellum. Uno scenario che è da considerare solo in parte come una pura speculazione teorica, dal momento che attendere ancora significherebbe prolungare l'agonia del partito, dando peraltro agli avversari il tempo di oliare gli ingranaggi di macchine già meglio preparate alla corsa elettorale. Il punto è proprio questo: Silvio (ma non solo lui) sembra avere una scarsissima considerazione della capacità di rialzarsi del Pdl, almeno con questa classe dirigente. Ed è per questo che in alternativa pensa ad "azzerare tutto e ripartire", magari coinvolgendo "personalità di spessore" cui delegare in parte l'onere di una ricostruzione che si annuncia però lunga e non necessariamente proficua. Insomma, o adesso (alle urne) o mai più (con Montezemolo o Passera al suo posto…).