Il PdL cambia nome: si chiamerà “Italia” il nuovo partito di Silvio Berlusconi
Una parola, una sola, qualcosa che non possa essere ridotto ad un freddo acronimo: questo era il proposito di Silvio Berlusconi e questo sembra sia stato deciso. Il nome che avrà il partito dell'attuale premier, infatti, sarà "Italia". Secondo quanto riferito dall'agenzia stampa Dire, il Cavaliere avrebbe già scartato le alternative. "Viva l'Italia" verrebbe infatti a riassumersi in un acronimo poco entusiasmante – Vli – mentre il più quotato "Popolari" racconterebbe di una tradizione politica che contrasta, probabilmente, con l'intenzione di proporre uno schieramento nuovo nell'immaginario degli elettori.
Per quanto riguarda il simbolo, vi dovrebbero essere ben poche novità rispetto all'attuale simbolo del PdL. Immagine circolare con sfondo azzurro, banda tricolore e la scritta "Italia" nella parte superiore del cerchio e "Berlusconi presidente" nella parte inferiore.
L'esigenza di cambiare il nome al PdL è sorta nel momento in cui il partito si è spaccato tra la fazione dei finiani e quella fedele al Cavaliere. Lo stesso Berlusconi, del resto, aveva rilevato un'urgenza: "Occorre cambiare nome al partito, perché c’è il rischio Fini possa accampare diritti". Nel momento stesso in cui il presidente del consiglio ha espresso una tale necessità, la ridda di ipotesi che si è susseguita è arrivata rapidamente a comprendere coppie di parole o singoli vocaboli che non di rado si muovevano tra il passato ed il presente. A parte l'ipotesi fose vincente in I'talia, infatti, si era pensato anche a "Libertà", che avrebbe richiamato appunto l'attuale PdL, oltre che un concetto particolarmente forte.
Da un punto di vista politico, per quanto l'esercizio di leggere il futuro in un nome possa essere più o meno esatto, va detto che se la scelta fosse ricaduta su "Popolari", si sarebbe potuta desumere l'intenzione di legare il PdL a una precisa tradizione cattolica e moderata, anche europea ed europeista. Viceversa "Italia" esprimerebbe la volontà di far leva su un patriottismo, ovviamente declinato in salsa XXI secolo.