Il Pd pressa Penati per il processo e il Pdl attacca
Coerenti con una certa linea politica, i politici del Pd fanno pressing affinché Penati rinunci alla prescrizione e si faccia processare; Enrico Letta non lascia alcun sospetto sulla sua posizione e ieri sera al Tg1 ha dichiarato che "non c'è dubbio che Filippo Penati debba rinunciare alla prescrizione", posizione mantenuta anche dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Diverso invece il punto di vista del segretario Bersani, che ha detto che la rinuncia alla prescrizione da parte di Penati dovrà essere una scelta personale.
Il Pdl intanto non ha perso l'occasione per intervenire sulla vicenza: mentre ad Arcore si discute sulla manovra economica, sul caso Penati non si sono fatti attendere gli interventi di alcuni esponenti del governo, che hanno acceso il dibattito con l'opposizione e animato ed infiammato questa giornata di fine agosto, a pochi giorni dal respingimento della richiesta di arresto del politico lombardo.
Molto pungente è stato l'intervento di Maurizio Gasparri, il capogruppo dei senatori del Pdl, che ha detto che "Bersani spera di farla franca come i suoi predecessori graziati dal Di Pietro magistrato che così, salvati dalla tangente Enimont i capi Pds, D'Alema, Veltroni e Fassino, si avviò verso la carriera ministeriale". Per sottolineare il "legame di corruzione" tra gli esponenti del PD, Gasparri ha poi ironizzato dicendo che "si scrive Penati e si legge Bersani", ed ha parlato di "intrecci antichi con finanziamenti illegali esteri e di coop rosse", messi in risalto dall'indagine della procura di Monza su Penati.
In risposta a questo intervento, Walter Veltroni ha annunciato una querela nei confronti di Gasparri, che non è il solo che ha attaccato il Pd. Il Presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha infatti rincarato la dose, aggiungendo che "Penati non è né mariuolo né criminale solitario. L'inchiesta porta alla luce un sistema di potere che viene dal Pci-Pds". Immediata la risposta dell'opposizione, con Rosy Bindi che ha sottolineato come il Pd non può essere considerato come l'erede della tradizione comunista "un passato che riguarda un'altra storia".
Quasi a pannello calza l'intervento del Presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che, in occasione della festa della Madonna della Guardia, ha ribadito come "la questione morale in politica, come in tutti gli altri ambiti del vivere pubblico e privato è grave e urgente e non riguarda solo le persone ma anche le strutture e gli ordinamenti".