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Il PD non vuole il contratto di governo: “Meglio un’intesa politica”

L’ipotesi di un contratto di governo torna sulla scena politica dopo il desiderio espresso da Luigi Di Maio e Beppe Grillo. Intanto, però, tra i maggiori esponenti del Partito Democratico cresce l’incertezza: l’idea di un nuovo patto per rilanciare l’alleanza sembra convincere, quella di un “contratto” no. “Non abbiamo bisogno di firme, ma di un’intesa politica”, dice Dario Franceschini.
A cura di Francesco Di Blasi
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Un nuovo contratto di governo per rilanciare l'intesa con il Partito Democratico, questa la volontà di Luigi Di Maio e Beppe Grillo espressa in un videomessaggio. Un'intenzione che arriva dopo un periodo di tensione tra i due partner di maggioranza – vedi Ilva, Ius culturae o Mes – e che viene giudicata in modo incerto dal segretario Nicola Zingaretti: "Bene l'impegno per il rilancio dell'azione di governo da parte dei 5 stelle, un passo in avanti verso una direzione da noi auspicata", aveva affermato il leader dem su Facebook, non citando però il "contratto di governo" voluto dai leader del Movimento Cinque Stelle.

Chi è contrario al contratto di governo

Tra i maggiori esponenti del Partito Democratico l'idea di un nuovo patto per rilanciare l'alleanza sembra convincere, quella di un "contratto" molto meno. "Con stili diversi, Grillo e Zingaretti hanno detto la stessa cosa: chiusa la legge di bilancio e risolti i due problemi più urgenti che sono Ilva e Alitalia, bisogna ridefinire il progetto di riforme per il futuro della legislatura", ha rassicurato il capo delegazione dem nel governo Dario Franceschini, specificando però che "bisogna lasciar perdere i contratti che per natura sono accordi tra controparti, garantiti da un notaio. Noi non abbiamo bisogno di firme, ma di un'intesa politica".

Della stessa linea il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia. "La vita degli italiani non si contrattualizza", dice, ricordando come nell'esperienza di governo precedente il "contratto" non abbia funzionato. "I problemi quotidiani si affrontano insieme, non ciascuna forza un pezzetto. Per questo un'intesa per rilanciare il vero patto politico ha senso, ma non i contratti". Anche Andrea Marcucci, capogruppo del Partito Democratico al Senato, ritiene il contratto un rischio per la tenuta della maggioranza. "Lasciamo stare il contratto, porta male…", commenta con una battuta in un'intervista al Messaggero, ma poi specifica: "No, davvero tutto farei fra Pd e 5 Stelle tranne che un nuovo contratto. Lo dico anche per i pentastellati, quella formula non ha portato fortuna all'esecutivo giallo-verde".

Delrio e Orfini aprono alla possibilità di un contratto di governo

La proposta lanciata dal capo politico e dal garante del Movimento Cinque Stelle – secondo la nota ufficiale – vuole "finalizzare progetti ambiziosi e di alto livello, come il clima, il salario minimo, il reddito universale, l'intelligenza artificiale, l'energia e le infrastrutture". E a qualcuno l'ipotesi di un contratto per raggiungere questi obiettivi non dispiace, come ad esempio a Graziano Delrio che commenta con ottimismo: "Alcuni temi portati avanti dal Movimento Cinque Stelle sono già scritti. Il salario minimo per esempio è all'ordine del giorno e se dobbiamo riscrivere qualcosa su un contratto no problem. Ma il programma c'è". L'altra voce fuori dal coro è quella di Matteo Orfini che si dice "da sempre favorevole a questa formula" e aggiunge che "il contratto si fa tra forze alternative. Lo illustri e lo fai. Quello che indebolisce Conte è voler piegare la maggioranza ad alleanza futura e il cercare sintesi come fossimo compatibili".

Per Salvini è l'ultimo tradimento grillino

Nel frattempo però, il leader leghista Matteo Salvini trova terreno fertile per attaccare gli ex alleati di governo, descrivendo il contratto come "l’ultimo tradimento, quello fatale, del popolo grillino", e aggiungendo poi, rispondendo alla domanda di chi gli chiede se il Carroccio sia pronto ad accogliere il popolo pentastellato in uscita: "Le nostre porte sono aperte".

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