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Il Pd non ha votato il finanziamento alla Guardia costiera libica, Palazzotto: “È il primo passo”

Il Partito Democratico ha deciso di non votare la scheda 47 del decreto Missioni, che riguarda la Libia, dopo anni di polemiche interne sul finanziamento alla discussa Guardia costiera libica.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il Partito Democratico non ha votato il rifinanziamento della Guardia costiera libica. Dopo anni di polemiche c'è una piccola svolta, per quanto simbolica. L'ok delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera alla delibera sulle missioni internazionali arriva senza i voti dei deputati del Pd – ma anche di Italia Viva e Movimento 5 Stelle – sulla scheda 47, quella che riguarda proprio la Libia. I parlamentari non hanno partecipato al voto. Non è una scelta scontata, visto che negli anni è stato uno dei motivi di frizioni interne ai dem – dai tempi del Memorandum con la Libia del governo Gentiloni – e soprattutto dato che i parlamentari dem che nel tempo hanno chiesto di votare contro il rinnovo della missione sono stati sempre una minoranza.

C'è anche chi ha votato no, però, come i deputati dem Palazzotto e Boldrini e il capogruppo di Leu Fornaro. "Oggi è successa una cosa importante – ha commentato Erasmo Palazzotto – Si tratta di un segnale forte perché, in giorni delicati come questi, il Pd si è di fatto dissociato dall’assumere impegni con la Libia, un Paese da anni nel caos che non rispetta i diritti dei migranti con gravi violazioni documentate dalle tante organizzazioni che operano nel Mediterraneo".

Per il deputato dem si tratta di un primo passo importante: "Da tempo, insieme a diverse colleghe e colleghi, abbiamo costruito un gruppo trasversale di parlamentari che si è opposto con forza alla missione di supporto alla guardia costiera libica e al suo addestramento, perché sostenerla significa supportare un’organizzazione responsabile di crimini atroci commessi su donne, uomini e bambini in fuga dal loro Paese – ha continuato Palazzotto – La strada da fare per cancellare questo modello è ancora lunga. Serve il coraggio di tutelare la vita e la libertà delle persone, di difendere il loro diritto a migrare per potersi lasciare alle spalle ciò da cui fuggono".

Il decreto Missioni – nonostante siano partite di fatto a gennaio 2022 – arriva come ogni anno in Parlamento a luglio. Poi la decisione della capigruppo: si delibera direttamente in Commissione, senza passare dall'Aula. Insomma, la discussione è stata praticamente azzerata. Nel passaggio chiave del testo si legge:

La missione ha l'obiettivo di supportare, in sinergia e raccordo con le rilevanti attività del Ministero della Difesa, le autorità libiche preposte al controllo dei confini marittimi, per renderle progressivamente autonome nella gestione tecnica e operativa dei mezzi di cui sono dotate, ai fini della prevenzione e repressione dei traffici illeciti via mare. In particolare, la missione prevede il mantenimento dell'efficienza degli assetti navali libici, consolidandone le capacità tecnico-operative ai fini del controllo dei confini marittimi.

Da tempo, però, è noto a tutti che il controllo delle frontiere è in mano alla cosiddetta Guardia costiera libica, ovvero milizie che intercettano i migranti in partenza per l'Europa con metodi criminali che violano costantemente i diritti umani e li portano nei lager libici.

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