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Il Partito Pirata scende in campo: lo votereste?

Il Partito Pirata italiano scende in campo con la decisione di partecipare alle prossime elezioni politiche. Da movimento d’opinione a soggetto organizzato: serve davvero un nuovo partito all’Italia?
A cura di Rocco Corvaglia
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Partito Pirata alle elezioni

Il nome è sicuramente particolare, non comune, decisamente fuori dagli schemi. Eppure più che ad una ipotetica spiaggia caraibica i "militanti" sembrano guardare alla realtà italiana e alle sue "brutture". Così come la battaglia del movimento, nato sostanzialmente in Svezia nel 2006 grazie all'opera del fondatore Rickard Falkvinge (ma immediatamente organizzatosi anche in Italia) si gioca tutta sulla necessità di liberare definitivamente le potenzialità della rete, intesa come universale spazio democratico e come propulsore di spinte partecipative dal basso.  In questo senso le battaglie del movimento sono quelle contro il copyright, sono quelle a favore del software libero e, più in generale, contro ogni tentativo di limitare gli spazi di libera informazione sulla rete.

Recentemente si è tenuto a Trento l' IGF (l'Internet Governance Forum), all'interno del quale gli iscritti al movimento Pirata hanno ritenuto operare un salto di qualità. Non più movimento, ma costituzione di un soggetto organizzato che sia in grado di presentarsi alle prossime scadenze elettorali. Va da se che i membri del Partito Pirata non intendono l'organizzazione nel senso classico; niente sezioni nè circoli per loro, ma appuntamenti virtuali in grado di coinvolgere un numero sempre crescente di persone. Al centro della discussione tenutasi a Trento i temi "forti" dei Pirati : accesso alla rete per tutti, necessità di potenziare la banda larga su tutto il territorio nazionale, contrasto ad ogni eventuale bavaglio sulla rete. La novità sta nel fatto, però, che stavolta i Pirati si sono interrogati sul come tenere insieme la legittimità di queste rivendicazioni in un progetto politico praticamente spendibile.

Al di là della nota di colore che può trasparire da un nome così altisonante, a nostro avviso va salutata con interesse la voglia di inserirsi nel dibattito politico da parte del movimento dei Pirati. L'introduzione di elementi di discussione così attuali ed innovativi potrebbe segnare un punto di rilancio all'interno di un contesto politico tutto avvitato su se stesso ed incapace di relazionarsi ad un mondo in continua evoluzione. Inoltre le modalità di relazione con le quali il Partito Pirata intende costruire la propria struttura risultano essere molto avanzate sul piano della democrazia interna. Niente strutture rigidamente gerarchizzate ma una piattaforma orizzontale di discussione alla quale tutti possono partecipare contribuendo alla definizione di obiettivi e strategie.

Certo, resta da vedere se il Partito Pirata non si farà trascinare e risucchiare dalle logiche stantie della nostra politica, dal momento che solo in tal modo potrebbe davvero determinare una ventata di novità e di innovazione nel nostro panorama politico.

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