Il partito di Adinolfi e Di Stefano prende 50mila voti: il grande flop di Alternativa per l’Italia
Alternativa per l'Italia non farà parte del prossimo Parlamento. Non c'erano grossi dubbi, in verità, ma il partito di Mario Adinolfi e Simone Di Stefano – secondo i dati pubblicati in tempo reale da Eligendo, quando lo scrutinio è praticamente concluso in tutta Italia – non raccoglie più di qualche decina di migliaio di voti. Certo in ogni caso è un risultato migliore di quello raccolto dallo stesso Adinolfi alle amministrative di pochi mesi fa, quando si presentò in corsa a Ventotene e non ottenne neanche un voto. Battere questo record negativo, per il leader del Popolo della Famiglia, era sostanzialmente impossibile.
A luglio Adinolfi ha presentato il suo nuovo partito: Alternativa per l'Italia, appunto, che si ispira – neanche troppo velatamente – al partito tedesco di estrema destra Alternative für Deutschland. Con lui in questa avventura, non a caso infatti, c'è l'ex leader di Casapound Simone Di Stefano. Secondo i dati ufficiali pubblicati da Eligendo, però, il partito si è fermato molto al di sotto della soglia di sbarramento fissata al 3% per entrare in Parlamento. Alla Camera dei deputati Alternativa per l'Italia ha raccolto 16.882 voti in totale, che corrispondono ad appena lo 0,06% del totale. Al Senato è andata un poco meglio: 40.132 voti totali con lo 0,15% in percentuale.
Insomma, in ogni caso si tratta dell'ennesima sconfitta per i due estremisti, che non sono riusciti a riscuotere un vasto consenso elettorale. Lo sbarramento del 3%, infatti, lascia fuori anche loro – come tanti altri, anche personalità di rilievo – dal prossimo Parlamento.
E pensare che poco più di due mesi fa lo stesso Adinolfi diceva che i sondaggi davano questo nuovo soggetto politico tra l'1,9% e il 4,8%. Poi rilanciava pure: "Nel 2018 abbiamo raccolto oltre 500mila voti, l'area vasta dell'opposizione a Draghi credo valga venti volte tanto e possa andare al governo del Paese". Non è andata così, alla fine.