Il Partito Democratico scende in piazza: Uniti per cambiare l’Italia del dopo-Berlusconi [REPORTAGE]
L'Italia del Pd: musica e colori contro il governo
Il partito di Bersani fra "grandi vecchi" e "rottamatori": un'alternativa per Palazzo Chigi?
“Bisogna cambiare questo Paese, sostituire il governo e anticipare le elezioni”. Questo il sunto del discorso che Pierluigi Bersani, segretario nazionale del Pd, rivolge a una piazza San Giovanni gremita da migliaia di persone con bandiere tricolore. Tutti a Roma per riaffermare il ruolo di una Sinistra riformista che attende ancora il suo posto al sole. O, meglio, fra le poltrone del governo. Ad accompagnare il leader del Partito Democratico alcuni volti noti della musica italiana, come i Marlene Kuntz e Roberto Vecchioni, e altri segretari di partito: da Antonio Di Pietro dell’IdV a Nichi Vendola di Sinistra e Libertà, non presente fisicamente, ma solo con una dichiarazione formale.
Per il resto, è proprio Bersani a catalizzare tutta l’attenzione dei manifestanti accorsi in piazza: “Nessuno si illuda di poterci trattare come ruota di scorta – ammonisce Bersani dal palco – quella che io propongo è una grande alleanza tra tutte le forze progressiste e riformiste d’Italia per ricostruire un Paese devastato dalla Destra peggiore d’Europa”. Dalla piazza piovono applausi, grida di incitamento e cori da stadio. A vederlo oggi, il Partito Democratico non sembra quella forza d’opposizione divisa e confusa che, negli anni, ha contribuito a costruire un’immagine negativa del partito che conta più sostenitori nella Sinistra italiana. Fermo restando che, come di consueto nell’ordine dei grandi numeri, anche nel partito di Bersani esistano orientamenti diversi che hanno disperso voti e preferenze. Lo “spettro” di Matteo Renzi aleggia su questo sabato del Pd. Il sindaco di Firenze divide gli elettori del centrosinistra: “E’ uno di famiglia”, ci dicono dalla piazza. “Se ne torni in Toscana e non faccia il galletto”, ribatte un vecchio signore con baffi e basco alla Che Guevara. Dal palco, invece, Bersani non fa cenno al cosiddetto “rottamatore”, che ha fatto della lotta ai “brontosauri” della politica la sua stella polare. Delle divisioni interne Bersani non parla. Il problema è un altro: Silvio Berlusconi
“Si deve dimettere – è il consueto mantra che il segretario del Pd urla verso la piazza – e che non si dica che il nostro partito non ha proposte di governo. Siamo stati i primi a sollevare questioni come la riduzione degli stipendi ai parlamentari, la cancellazione dei vitalizi per i politici, proposte d’integrazione nei confronti degli immigrati. Siamo stanchi di essere buttati nello stesso, identico pastone di tutti gli altri. Noi siamo una forza riformatrice, e come tale proponiamo un diverso assetto per il Paese”. Gli applausi scandiscono il discorso del segretario per tutta l’ora e mezza del suo intervento. Una Sinistra, fino a ieri spaesata e confusa, che oggi cerca coesione e unità di intenti. E poi: crescita economica, politica finanziaria, riforma della pubblica amministrazione, Mezzogiorno come fattore di sviluppo.
Il discorso di Bersani tocca i punti più disparati, unendoli col filo comune dell’uguaglianza sociale: “In Italia, oggi, non c’è né giustizia, né equità. Berlusconi racconta solo favole, mentre noi lavoriamo sui problemi per risolverli. E se saremo costretti ad affrontare dei sacrifici, allora vogliamo essere noi a deciderli”. Dalla piazza c’è chi si dimostra più scettico: “Dobbiamo smetterla di fondare il nostro programma politico sull’antiberlusconismo – dice uno sconsolato studente universitario – abbiamo bisogno di misure per i giovani: meno precariato, meno tirocini, meno stage non retribuiti e più lavoro. Poi, che sia Renzi, Bersani, Serracchiani, Civati o chi per loro ad attuare questi programmi, poco ci importa. La cosa fondamentale è risolvere i problemi”.
L’ultimo pensiero è rivolto a chi, negli ultimi giorni, ha perso tutti negli alluvioni che hanno devastato la Liguria e il nord della Toscana. Sul palco è infatti salita anche l’assessore all’Ambiente delle Cinque Terre, Alessandra Rossi: “Ricostruiamo la nostra regione nel nome del popolo italiano”.