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Il Parlamento dei gruppi girevoli: in un anno in 135 hanno cambiato casacca

In un anno sono già 135 i parlamentari che hanno cambiato gruppo al Senato e alla Camera: a pesare sono scissioni, sdoppiamenti ed espulsioni.
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Ad un anno dall'inizio della nuova legislatura il Parlamento italiano è già radicalmente diverso. Come raccontano i numeri monitorati su OpenPolis, tra espulsioni, trasferimenti, scissioni e "scelte individuali o di gruppo", sono infatti ben 135 gli eletti che hanno cambiato gruppo di appartenenza (ben 70 su 315 al Senato, 65 su 630), contribuendo a modificare l'equilibrio complessivo delle due camere, ma soprattutto a cambiare le dinamiche parlamentari interne. Ricordiamo infatti che dalla composizione e dalla consistenza dei gruppi parlamentari dipendono le dinamiche d'Aula, gli equilibri nelle Commissioni, i finanziamenti specifici e in maniera più o meno diretta la "stabilità" della maggioranza di Governo (in questo caso il ragionamento si fa per forza di cose complesso). In un periodo di estrema incertezza politica poi, la trasmigrazione da un gruppo all'altro di un numero considerevole di parlamentari e la creazione ex novo di un gruppo, contribuiscono a ridisegnare la mappa complessiva della composizione parlamentare e dunque a determinare in maniera più o meno influente gli assetti, le scelte e i margini di manovra dell'esecutivo. Quanto queste dinamiche siano state decisive per la formazione del Governo Letta, per la sua sopravvivenza alla crisi aperta da Berlusconi e per la formazione del nuovo Governo Renzi, è finanche superfluo da sottolineare.

Ovviamente bisogna distinguere poi la "creazione di un nuovo gruppo parlamentare" (che può rispondere a ragioni diverse), dalla trasmigrazione di singoli parlamentari da un gruppo all'altro e dai movimenti interni al "calderone del Gruppo Misto" o ad altri soggetti a conformazione "variegata" (al Senato Gal, Autonomie – Psi, Lega Nord e Autonomie), con la ovvia considerazione di una frammentazione tanto più incidente laddove sono più determinante i "piccoli spostamenti di voti". Al Senato ad esempio la composizione dei gruppi è la seguente:

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Alla Camera le cose sembrano andare diversamente, con una minore frammentazione dei gruppi (bisogna tenere conto ovviamente anche del diverso regolamento per la formazione / composizione):

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È poi abbastanza interessante notare come alcuni parlamentari passino con estrema rapidità da un gruppo all'altro, secondo dinamiche che spesso non rispondono a scelte "casuali o individuali" ma probabilmente a ragionamenti tattici e strategici anche di brevissimo periodo. Ci sono ad esempio i 4 cambi di gruppo in 12 mesi del senatore Luigi Compagna, eletto nelle fila del Popolo della Libertà, iscritto al Misto, poi al Gal, poi al Nuovo Centrodestra di Alfano prima di un nuovo passaggio al Gal e del definitivo (per ora) ritorno nelle fila Ncd; oppure i 3 della deputata Nissoli, da Scelta Civica al Misto, poi di nuovo fra i montiani e infine fra i Popolari per l'Italia; oppure i passaggi "forzosi" degli ex M5S tra i banchi del Gruppo Misto. Ovviamente la formazione di veri e propri nuovi partiti in corso di legislatura ha contribuito a determinare tale frammentazione, così come va ricordato che si tratta di pratiche del tutto legittime da un punto di vista regolamentare e costituzionale. Certo è che dodici mesi dopo il Parlamento è radicalmente diverso da quello "configurato" dal voto popolare…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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