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Il paradosso delle Europee 2024: in Italia vince la destra, ma crescono gli eletti nei gruppi di sinistra

Alle europee il centrodestra italiano ha preso più voti delle opposizioni, ma rispetto al 2019 gli eurodeputati del centrosinistra sono molto aumentati – e non solo per il passaggio del M5s alla Sinistra.
A cura di Luca Pons
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Alle elezioni europee 2024, in Italia a prendere il maggior numero di voti e di seggi è stato il centrodestra. Questo è un dato oggettivo, che ha confermato la forza elettorale soprattutto di Fratelli d'Italia. Tuttavia, rispetto a cinque anni fa gli europarlamentari del centrodestra sono praticamente lo stesso numero. Al contrario, quelli di sinistra e centrosinistra sono aumentati parecchio. Una sorpresa che si spiega con l'exploit di Avs, con il buon risultato del Pd e con l'entrata del Movimento 5 stelle nel gruppo della Sinistra. A conferma che il risultato delle Europee, in Italia come nel resto del continente, non è stato così netto – e così favorevole alla destra – come Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno voluto far sembrare.

FdI ha vinto, ma l'Italia ha più eurodeputati a sinistra di prima

L'Italia rispetto a cinque anni fa ha eletto molti più parlamentari di sinistra e centrosinistra: il contrario di quanto avvenuto in Germania, Francia e Spagna, tra gli altri. Certo, ha aiutato la decisione del Movimento 5 stelle di entrare nel gruppo della Sinistra. I pentastellati nella scorsa legislatura erano sempre rimasti nel gruppo dei non iscritti. Ora la Sinistra passa da 39 a 47 membri: per l'Italia ci sono già anche Ilaria Salis e Mimmo Lucano. Ma lo stesso slittamento a sinistra si sarebbe registrato anche se il M5s non si fosse schierato.

È sufficiente un calcolo veloce: nel 2019 la Lega conquistò 28 seggi, Forza Italia sei, Fratelli d'Italia cinque. In totale, 39 eletti. Quest'anno FdI è stato il primo partito in Italia ed è arrivato a 24 seggi, mentre il Carroccio è crollato a 8, lo stesso risultato di FI. In tutto, 40. Uno in più. Ma bisogna ricordare che nel 2024 l'Italia ha potuto eleggere 76 parlamentari invece di 73.

E infatti, basta fare la controprova. Nel 2019 il centrosinistra portò a Strasburgo solo i 19 deputati del Partito democratico, mentre i 14 pentastellati restarono non iscritti. Quest'anno oltre ai 21 europarlamentari dem ci sono i sei di Alleanza Verdi-Sinistra (due andati con la Sinistra e quattro con i Verdi) e, da oggi, anche gli otto del Movimento 5 stelle. In totale, un salto da 19 a 35 parlamentari.

Una maggioranza in Europa c'è, e l'estrema destra non ne fa parte (per ora)

I vertici dell'Unione europea per i prossimi cinque anni sono ormai definiti: a meno di sorprese da parte del Parlamento europeo la Commissione europea sarà guidata di nuovo dalla popolare Ursula von der Leyen, l'Alta rappresentante per gli affari esteri sarà la liberale Kaja Kallas e a presiedere il Consiglio europeo ci sarà il socialista Antonio Costa. Uno per ciascuno dei tre gruppi che formano la maggioranza al Parlamento Ue.

Giorgia Meloni e Matteo Salvini (appartenenti rispettivamente ai Conservatori e a Identità e democrazia, tagliati fuori dalle nomine) hanno commentato con toni drastici: la presidente del Consiglio ha parlato di una scelta "sbagliata nel merito e nel metodo", il segretario della Lega addirittura di un "colpo di Stato". L'accusa è stata di aver mancato di rispetto ai cittadini, come se ci fosse stata una ‘resistenza' delle istituzioni europee alla volontà popolare espressa con il voto. Ma questo, semplicemente, non è vero. Né per gli elettori europei, né per quelli italiani (come visto).

Le nomine si sono basate sulla maggioranza emersa dopo le elezioni continentali. Alle urne la destra europea è avanzata, ma non abbastanza. Il primo gruppo è quello di centrodestra dei Popolari europei, che per la maggior parte avevano chiuso a un'alleanza con i Conservatori prima del voto (nonostante in alcuni Paesi, su tutti l'Italia, si tentasse invece una convergenza). Il secondo gruppo sono i Socialisti. Insieme ai liberali di Renew Europe, i tre schieramenti di centro hanno i numeri per formare tranquillamente una maggioranza.

Importa poco che oggi il terzo gruppo nel Parlamento europeo sia proprio quello dei Conservatori di Meloni, a cui hanno aderito diversi deputati che subito dopo l'elezione erano tra i non iscritti. Conservatori e Popolari insieme, se anche ci fosse la volontà politica di formare un'alleanza, non avrebbero la maggioranza.

Non ci riuscirebbero nemmeno se dovesse unirsi a loro anche il gruppo di estrema destra Identità e democrazia (quello della Lega e di Marine Le Pen), da cui comunque tendenzialmente i Popolari si tengono alla larga. Peraltro, nell'aria c'è anche l'ipotesi che Salvini, insieme al premier ungherese Orban e altre forze politiche, crei un nuovo gruppo sovranista nel Parlamento, che si allontanerebbe definitivamente da un'alleanza verso il centro.

È quasi certo che sui singoli temi – come il clima, le migrazioni… – gli schieramenti di destra riusciranno a far sentire il loro peso e a influenzare le decisioni dell'Ue: d'altra parte, alcune convergenze con i Popolari ci sono. Nel corso dei cinque anni di legislatura, queste convergenze potrebbero aumentare, accrescendo l'influenza di Meloni e del suo gruppo. Ma ad oggi, semplicemente, la destra non ha preso abbastanza voti per riuscire a decidere le nomine europee.

Il complotto ai danni dell'Italia e della destra non esiste

Quindi si ritorna alla questione delle lamentele di Salvini e Meloni, in buona parte smentite dai numeri. Il vicepremier ha detto che "i cittadini hanno chiesto cambiamento da parte di Bruxelles", Meloni che hanno "chiesto una linea nuova e diversa". La presidente del Consiglio ha anche sostenuto che non abbia senso parlare di maggioranza e opposizione quando si scelgono le nomine europee: impossibile sapere se avrebbe detto lo stesso, nel caso in cui la maggioranza fosse stata la sua.

Meloni nel Consiglio europeo si è opposta alla nomina di Costa e di Kallas, e si è astenuta su quella di von der Leyen, in quest'ultimo caso forse per lasciare aperta la porta delle trattative in questi giorni sul ruolo dell'Italia nella prossima Commissione. Il punto è che poi Lega e Fratelli d'Italia hanno provato a far passare l'idea che queste nomine fossero in qualche modo ingiuste. Il frutto di una macchinazione per tenere fuori dai palazzi del potere i veri vincitori del voto popolare, cioè la destra. La realtà, però, è un'altra.

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