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Opinioni

Il Paese reale e le parole dimenticate dai politici

Corruzione, missioni internazionali, ma anche università, Sud e diritti civili: l’elenco delle parole dimenticate in questa campagna elettorale è lungo e significativo. Con buona pace del Paese reale…
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Altro giro, altra corsa. Nuova campagna elettorale, nuovi slogan, nuove promesse. Nessuna sorpresa, sia chiaro, ma resta comunque aperto lo spazio per considerare come il grande frullatore mediatico contribuisca inesorabilmente ad omogeneizzare proposte ed idee, paradossalmente colmando le distanze ed annullando le diversità, fino a trasformare ogni campagna elettorale in una guerra di slogan. Che siano urlati in televisione, condivisi sui social network o incollati a cartelloni, vetrate e muri conta relativamente poco. Ma il livellamento è evidente, quasi desolante per certi versi.

Dalla volontà di abbassare le tasse e rilanciare la crescita, fino ad arrivare al rilancio dell'economia, al taglio dei costi della politica: insomma, la battaglia degli slogan avvicina le forze politiche e confina le differenze in un angolo "buio e poco frequentato". In alcuni casi si raggiungono livelli paradossali. Si veda la questione IMU, tassa sulla quale si registra un disaccordo praticamente unanime, con punte di pura genialità. Da Tremonti che sembra fare concorrenza al suo clone guzzantiano: "Sono stato contrario quando l'ho pensata, quando l'ho proposta e quando l'ho votata"; passando per i centristi costretti a continui esercizi di equilibrio logico – lessicale sul tema; per arrivare a qualche sparuto democratico che ancora resiste nel ricordare che, in fondo, lo scandalo della tassazione della prima casa non è uno scandalo (visto che si tratta di misura condivisa dal resto dell'umanità). Insomma, tutti vogliono meno tasse, meno sprechi, più crescita, più asili, più sobrietà della politica, più speranza: ed ogni commento è finanche superfluo.

Eppure, ci sono alcune parole "dimenticate" dalla politica in campagna elettorale. Concetti scomodi, difficili da "gestire" e dunque da accantonare necessariamente. Un breve elenco, che forse ci aiuta ad orientarci meglio:

Guerra (Siria, Afghanistan, Mali, Libia): non è una buona idea ricordare agli elettori cosa succede in alcune parti del mondo. Men che mai dove, con un voto pressocché unanime, abbiamo inviato i nostri soldati, in alcuni casi anche fregandocene di Costituzione e trattati internazionali.

Scuola ed Università: negli ultimi 15 anni non c'è stata una sola riforma che abbia incontrato il favore di studenti e professori. Un dato sotto gli occhi di tutti, così come il persistere di situazioni paradossali che vedono un costante impoverimento dell'istruzione pubblica ed una parallela stabilizzazione dei fondi da destinare a quella privata. Un dualismo da non nominare nemmeno in campagna elettorale: il rischio è che Oltretevere qualcuno abbia qualcosa da dire…

Immigrazione: lontani i tempi in cui i tg rimandavano le immagini di sbarchi e ingressi problematici nel nostro Paese, inutile persino parlarne. Ma i nodi cittadinanza e diritti restano in tutta la loro evidenza e drammaticità.

Eutanasia e "dintorni": dei temi etici si è discusso tanto, forse finanche troppo durante gli ultimi anni. Quanto ciò si rifletta nella proposta politica dei vari partiti è sotto gli occhi di tutti: con eccezioni rare, rarissime.

Conflitto di interessi: qualcuno se ne ricorda ancora?

Sud: la questione meridionale non è proprio sparita dalla discussione politiche, ma è semplicemente relegata a "fastidiosa necessità", con riflessioni di una banalità tale da rasentare il ridicolo. E con le stesse, inutili e vetuste, proposte, sempre identiche.

Mafia, camorra, ndrangheta: la criminalità organizzata è un cancro che divora il nostro Paese, che erode la credibilità delle istituzioni e la fiducia dei cittadini nello Stato (fin troppo banale come considerazione). Un tema sul quale la propaganda è stucchevole, come la levata di scudi unanime e convinta dei politici sulle inchieste volte a far luce sulle pagine più buie di questo Paese. Insomma, a dire "no alla mafia" sono buoni tutti, ma per il resto…

Fiat e Marchionne: il grande illusionista ha, nel tempo, stregato tutti e sostanzialmente si è preso gioco dell'intero panorama politico italiano. Per anni. Qualcuno ha provato a scaricarlo nelle ultime settimane del 2012, ma parlare dello scempio Fiat in campagna elettorale non è mai una buona idea. Con buona pace di sindacati e lavoratori, ai quali non resta che l'ennesima promessa.

Corruzione: e adesso chi dovrebbe spiegare agli elettori che dopo averne parlato per mesi, dopo scandali e polemiche, contro una malattia che devasta le istituzioni e sottrae decine di miliardi di euro alle finanze pubbliche, abbiamo pensato ad un bel brodino caldo come la legge anticorruzione?

Le tasse, la fine del mese ed il reddito: queste le aggiungo a margine, perché, a dire il vero una certa visione del "Paese reale" (definizione ridicola, lo riconosco) è sempre oggetto di interventi e dichiarazioni. Il difficile è, con qualche minima eccezione, trovare chi abbia il coraggio di dire le cose come stanno. Sulla crisi, sul futuro sempre più precario e sul difficile periodo che ci aspetta. E magari, tanto per fare un esempio, qualcuno che abbia il coraggio di mostrarsi su un manifesto con una frase del genere: "Le tasse sono una cosa bellissima e civilissima". Avrebbe il mio voto, per quello che conta, con questa legge elettorale…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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