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Il Paese in cui Ruby Rubacuori può far saltare la legge anticorruzione

Dopo mesi di attesa sembrava essersi sbloccato l’iter parlamentare del ddl anticorruzione. Invece è spuntata fuori l’ennesima proposta bislacca: la norma “salva Ruby”. Insomma, siamo alle solite…
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Tutto ruota intorno all'articolo 317 del codice penale, quello che prevede che un pubblico ufficiale che "abusando delle sue qualità o dei suoi poteri, costringe o induce a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro o altra utilità" sia punibile con la reclusione da 4 a 12 anni. Già, perché con un emendamento presentato dai senatori Montagna e Galloni, si chiede al Parlamento di modificare tale articolo e far sì che la "concussione si concretizzi solo in presenza di un reato patrimoniale". Siamo alle solite, si potrebbe dire, considerando che non è la prima volta che i parlamentari del Popolo della Libertà cercano di introdurre emendamenti o modifiche che, in un modo o nell'altro, finirebbero con avere ricadute su uno dei processi a carico dell'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In questo caso, ovviamente, salterebbe il processo che lo vede implicato con l'accusa di concussione in merito alla vicenda del rilascio della minorenne Karima El Mahroug, meglio nota come Ruby Rubacuori, trattenuta in questura (e poi affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti).

Ecco, senza indugiare oltre in aspetti tecnici o vicende giudiziarie, vale la pena di fare un paio di semplici considerazioni. In primis sul disegno di legge anticorruzione, fermo da mesi al Senato nonostante la "massima urgenza" e malgrado le sollecitazioni di Napolitano, Monti, Severino, Schifani e via discorrendo. Come auspicato da molti (noi compresi…), il Governo ha finalmente deciso di intervenire "a gamba tesa" e la stessa Severino si è affrettata a precisare che non vi è margine di manovra per il passaggio della norma "salva – Ruby" (che poi sarebbe "salva Silvio"), tuttavia non è chiaro se il provvedimento verrà blindato con l'ennesimo voto di fiducia. E' possibile quindi che, in tale contesto, la provocazione del Popolo della Libertà possa essere solo l'ennesimo diversivo per far saltare il banco, nonché un modo per scaricare su Governo e centrosinistra la responsabilità dell'ennesimo ritardo. Ma se anche così non fosse, se cioè non si trattasse di un'operazione strumentale ma di una reale volontà politica, resta il senso di un provvedimento che andrebbe a colpire uno dei principi cardine della legislazione in materia: inclusa la possibilità che a saltare siano procedimenti su procedimenti (che senso ha il discrimine "reato patrimoniale"?). Insomma, di fronte all'urgenza di un provvedimento di contrasto ad un fenomeno che è il cancro del Paese, che brucia 60 miliardi di euro l'anno, che getta discredito su un'intera classe politica, siamo ancora ridotti a parlare dei guai giudiziari di una singola persona?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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