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Opinioni

Il Paese dei balocchi ed il Paese reale

Da una parte chi sgomita per un appartamento o per qualche regalino in più, dall’altra chi non arriva a fine mese e sconta sulla propria pelle gli effetti della crisi. Il Paese dei balocchi contro il Paese reale…
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Ci sono giorni in cui leggere le cronache dei giornali e i lanci delle agenzie diventa un esercizio di controllo emotivo. Così capita che accanto alla notizia dell'ennesimo suicidio della disperazione (un portiere di mezza età cui era stata recapitata una lettera di licenziamento), finisca l'ennesimo capitolo delle intercettazioni sul caso Ruby. Questa volta l'orecchio indiscreto degli inquirenti ci offre uno "spaccato di vita", una testimonianza di quanto possa essere diversa la "percezione della realtà" tra persone neanche così lontane fra loro. Da una parte il Paese reale, quello della gente comune, con le sue angosce, i suoi problemi (e anche con tanta insofferenza e rassegnazione), dall'altra il circo Barnum che ruotava (ruota, ruoterà, in fondo che importa…) intorno al potere politico, finanziario, mediatico. Così mentre le papi – girls si preoccupavano solo di spillare quattrini ad un uomo "triste, solo e con il culo flaccido", inscenando un repertorio mortificante con la complicità indegna di fidanzati e parenti,  le famiglie italiane continuavano a scoprirsi sempre più povere, sempre più in difficoltà, costrette a centellinare le uscite, a compiere rinunce importanti. Sia chiaro, non ci interessa salire sul carro fin troppo affollato dei bacchettoni moralisti, né rivendicare una presunta "superiorità morale di chi ogni giorno compie il proprio dovere" e via discorrendo con tutta la brutalità e la schiettezza dei luoghi comuni.

Il Paese reale, impotente ed indignato – E' però impossibile non "paragonare" la rabbia, lo sconforto, l'angoscia e l'insicurezza di due mondi così distanti e così vicini allo stesso tempo. La rabbia di aver ricevuto solo 3mila euro per una "cena elegante", lo sconforto nell'aver dovuto traslocare in una casa di solo 120 mq rinunciando all'attico, l'angoscia nel "non avere neanche quei 7-800 mila euro di mutuo", l'insicurezza dopo un casting con Pingitore per la nuova stagione del Bagaglino. E la cosa paradossale è che ormai ogni cosa sembra scivolarci addosso, passare nel comparto del "già visto", finire nel grande omogeneizzatore collettivo. E non siamo più nemmeno in grado di indignarci senza scadere nel qualunquismo e nella mediocrità, di reagire ad una deriva lenta e costante, costretti come siamo a confrontarci di volta in volta con un nuovo nemico, reale o presunto, che in realtà non abbiamo scelto e che neanche avvertiamo come tale. E' il Paese reale, quello bombardato dalla crisi, angosciato dalle oscillazioni dello spread, intimidito da parole come flessibilità e rigore, costretto ad affidarsi ai tecnici e alla loro concezione dell'equità. E' il Paese reale, quello dei tifosi e delle opinioni preconfezionate, dell'indignazione a comando e dell'insofferenza a fasce orarie. E' però il nostro Paese, così come è nostra la consapevolezza che "il momento è adesso" e che davvero non possiamo più aspettare. "Se non ora quando" urlavamo un po' di tempo fa. Ecco, ricominciamo a farlo.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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