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Il nuovo vangelo secondo Matteo Salvini: la legalità vale solo per gli altri

Ora che tocca a lui subire la richiesta a procedere del Tribunale dei Ministri improvvisamente la legge diventa un inghippo di poco valore, da disdegnare come se fosse un inciampo. Dice di non avere paura. E sfugge allora perché dovrebbero avere paura tutti quei sindaci che continuano e continueranno a difendere la dignità e l’umanità e la sicurezza delle persone, italiane e non.
A cura di Giulio Cavalli
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«Legalità! Onesta! Tremino i mafiosi! Si vergogni il sindaco Mimmo Lucano che si è permesso di affidare ai muli la raccolta differenziata dei rifiuti! Si vergognino i sindaci che devono rispettare la legge dello Stato!»: sono solo alcuni degli strepiti recenti di Matteo Salvini, il Capitano, sempre sul limite dello sceriffismo, impegnato a farci credere che lordine e la disciplina (e siamo malfidenti noi se cogliamo una connessione storica con tempi piuttosto bui) siano gli unici elementi necessari per una democrazia che funziona. E se ne fotte di tutto il resto. Poche ore fa, sui suoi canali social, aveva perfino pubblicato un video in cui dichiarava benvenuti tutti gli stranieri che rispettano la legge.

Ora l'indigeno che rischia di non avere rispettato le regole finisce per essere lui, Matteo Salvini, ministro dell'interno (e quindi della sicurezza e dell'ordine pubblico) che per uno spiccio di voti e per una gonfiatina al proprio ego ha tenuto per giorni alla deriva 177 persone colpevoli di essere utilissime alla sua propaganda. «Chiudiamo i porti!», strepitava Salvini, sapendo bene di non essere lui a deciderlo e soprattutto ben consapevole che l'azione è praticamente impossibile se non violando una decina di trattati internazionali e di fatto uscire dall'Occidente.

Ma c'è di più: la retorica di Salvini, giorno dopo giorno, diventa sempre già patetica se si tiene conto che è lo stesso Salvini che ieri ha salvato in tribunale Umberto Bossi e suo figlio Renzo (il "Capitano" si è scordato di depositare la querela che avrebbe dato seguito al processo) ed è lo stesso che ha additato i sindaci ribelli come nemici del popolo italiano. Proprio così.

Ora che tocca a lui subire la richiesta a procedere del Tribunale dei Ministri improvvisamente la legge diventa un inghippo di poco valore, da disdegnare come se fosse un inciampo: «Ci riprovano. – dice – Rischio da 3 a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia. Non ho parole. Paura? Zero. Continuo e continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli italiani. Io non mollo. Continuo e continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli Italiani!»

E sfugge allora perché dovrebbero avere paura tutti quei sindaci che continuano e continueranno a difendere la dignità e l'umanità e la sicurezza delle persone, italiane e non.

Con una differenza sostanziale: gli alleati di Salvini hanno fatto le barricate per molto meno e ora, zitti zitti, scompaiono schiacciati dal Vangelo secondo Matteo che recita chiaramente: "la legalità vale solo per gli altri".

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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