L'obiettivo è fiaccare il lavoro di salvataggio delle ONG. È l'ossessione di questo governo colpire i salvati e i salvanti.
Il governo sta giocando con le navi ONG come in una battaglia navale. Vorrebbero farle sparire, giudicando evidentemente "un effetto collaterale" lasciar affogare le persone in mare. E per riuscirci vanno a tentativi, a Firenze si dice "a tentoni", come quando al buio si vuol raggiungere un'altra stanza.
Il ragionamento è basico: non vogliono rifugiati, questa è l'unica cosa che sanno. E per raggiungere quest'obiettivo il governo costringe le ONG a sommare chilometri fra il salvataggio e la salvezza, assegnando alle navi delle ONG porti di attracco sempre più lontani. Non possono negare un porto a una nave, però possono (secondo loro) decidere dove farle attraccare, ed è sempre più a nord del necessario: Ravenna, Livorno, Ancona. Anche 1500 chilometri dal luogo del salvataggio.
Pensate a una mano quando sei a terra, che qualcuno ti sposta: "E dai, sono cinque centimetri, ti basta un passetto avanti".
Poi te la sposta di altri dieci centimetri, poi di un metro.
Ministro Piantedosi: lei non sta separando un porto da una nave, lei sta mettendo tempo fra persone che hanno necessità di cure e l'ospedale più vicino.
Ministro Piantedosi, non è una questione privata fra lei e le ONG.
Ministro Piantedosi – io non so se lei ne è a conoscenza – ma la gente muore, in mezzo al mare.
Il Ministro Piantedosi se ne vanta, lo racconta come un bambino dopo una marachella ben riuscita: "Il sud non deve essere un campo profughi", dimenticando che nessun luogo deve essere "come un campo profughi", usando la dizione secondo la sua accezione.
"Porti lontani", con i prezzi del carburante schizzati alle stelle, significa costringere le navi ONG a spendere decine di migliaia di euro non preventivate, e non tutte le ONG possono farlo, le attività di soccorso infatti sono finanziate per la maggior parte da minuscoli donatori.
Assegnare un porto a mille chilometri di distanza significa lasciare per giorni privi di cure e assistenza medica di secondo livello le persone tratte in salvo.
Significa, poi, obbligare le navi delle ONG a stare lontane dai luoghi di soccorso. E mentre le ONG stanno fisicamente lontane dai salvataggi, qualcuno affoga. Avviene proprio così, e avviene non del tutto casualmente nello stesso momento in cui i Ministri di questo governo si danno pacche sulle spalle per essere riusciti a portarsi in vantaggio nella battaglia navale contro le navi ONG.
I nuovi porti assegnati sono tutti di città amministrate dal centrosinistra, fa notare qualcuno.
"Non avevate detto che volevate accoglierli tutti?" risponde piccato qualcun altro "ora portateveli a casa vostra". E vai con la battaglia navale sulla pelle delle persone.
"Corazzata affondata, corvette individuate, tutti alla ricerca delle lance!" e via di sorrisi.
Nessuna fabbrica, nessun cantiere, nessun luogo di lavoro in Italia è stato controllato così tanto come le navi umanitarie negli ultimi anni. Nessuna attività di lavoro è stato sottoposta a così tante intercettazioni, indagini, pedinamenti, come le ONG negli ultimi dieci anni.
Risultato: in fabbrica si continua a morire, mentre alle controllatissime navi che salvano vite in mezzo al mare si continuano a frapporre ostacoli. La prima sono i porti di sbarco assegnati a mille chilometri di distanza, ma ce ne sono anche altri:
Se non dici buongiorno cinque euro di multa.
Se la mattina non fai l'alzabandiera pegno di trenta euro.
Se al tramonto non canti Giovinezza, quaranta euro di multa.
Se parli inglese, cinquanta euro e la scritta "radical chic" in fronte.
Se operi due salvataggi in mare nello stesso viaggio – invece di uno soltanto – multa da 10.000 fino a 50.000 euro e sequestro della nave per due mesi.
Le prime le ho inventate io. L'ultima – che nonostante la ridicolaggine delle mie facezie precedenti è quella davvero grave – è vera.
Ministro Piantedosi, su quelle navi ci sono uomini con l'ano spaccato dalle bottiglie infilate proprio lì dagli aguzzini libici; ci sono ragazzini minorenni e ogni tanto qualche bambino nasce proprio sulla nave.
Ministro Piantedosi, su quelle navi ci sono ferite per le quali non trovano le parole adatte alla spiegazione neanche nella propria lingua d'origine.
Ministro Piantedosi, su quelle navi ci sono cicatrici così profonde che non si rimargineranno, e altre invece che hanno bisogno di essere curate il prima possibile, nella struttura sanitaria più vicina possibile.
Fateli sbarcare.