Mettiamola nel modo più diretto possibile: se pensate che la crescita dei numeri sulla diffusione del coronavirus dipenda dalla scelta del governo di consentire l'attività fisica all'aria aperta e di chiudere un occhio sulle passeggiate con o senza cani e di conseguenza siete convinti che sia necessario mobilitare l'esercito su tutto il territorio nazionale per aumentare i controlli e punire i trasgressori, allora non siete completamente lucidi. Comprensibile, certo, data l'eccezionalità della situazione e l'enorme carico di emotività che influenza ogni ragionamento di senso sulla pandemia globale e sugli enormi rischi per il nostro Paese. Ma in un momento del genere non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo permetterci di perdere tempo dietro polemiche inutili o di convogliare energie verso soluzioni inefficaci, inutili e persino dannose. Detto ancora più schiettamente: la situazione è drammatica, perdere lucidità significa sprecare tempo e risorse, sprecare tempo e risorse significa peggiorare le cose, peggiorare le cose significa causare più morti.
La polemica sui runner, sui passeggiatori, su chi porta a spasso il cane è dannosa per molte ragioni. In primo luogo perché ha pervaso il dibattito al punto da influenzare le scelte dei decisori e catalizzare completamente l'attenzione dell'opinione pubblica. Un'onda imponente, che ha portato già alcune regioni a varare autonomamente una ulteriore stretta nelle norme di distanziamento sociale (Campania, Veneto, Sicilia) e a ottenere dal governo la possibilità di utilizzare i militari per il pattugliamento delle strade e il rispetto delle regole. Ora anche a una nuova ordinanza, pleonastica, sostanzialmente inutile. Ora, direte voi, cosa c'è di sbagliato? Davvero le persone non possono rinunciare alla corsetta e non riescono a capire che devono stare a casa? Perché non possiamo usare l'esercito per controllare che si rispettino le ordinanze e le leggi?
Partiamo da qualche concetto-base, che spero vi sia chiaro: chi dice che la diffusione del coronavirus dipende dal fatto che la gente sia in strada a fingere di allenarsi sta dicendo una mezza scemenza; chi vi fa credere di poter arginare l'epidemia con la sola presenza dell'esercito in strada vi sta mentendo; chiunque abbia una responsabilità di governo o istituzionale e ipotizza un link fra il mancato rispetto dei provvedimenti del governo e la morte delle persone sta facendo un pessimo servizio al Paese. Pare evidente, che la possibilità che un runner entri in contatto con altre persone in modo tale da ampliare la diffusione del coronavirus sia marginale, dato che quasi per definizione si tratta di uno sport individuale (non parliamo degli imbecilli, ovviamente, quelli ci sono ma per fortuna sono una quota molto marginale). Così come è chiaro che sia materialmente impossibile appurare la differenza tra "uscire di casa per comprare le sigarette" (concesso) e "uscire di casa per andare fino al tabaccaio senza comprare le sigarette" (vietato). Serve responsabilità, siamo sempre lì.
Di contro, mentre noi siamo impegnati nella caccia ai passeggiatori – corridori, centinaia di migliaia di persone si recano tutti i giorni sul posto di lavoro, prendono i mezzi pubblici, frequentano persone ad altissimo rischio. Mentre il governatore Vincenzo De Luca insegue i ciclisti sul lungomare di Salerno, da settimane i medici e gli operatori sanitari della Campania assistono e curano i pazienti senza le necessarie dotazioni di sicurezza, contagiandosi e moltiplicando incolpevolmente il rischio di contagio. Mentre il governatore Attilio Fontana alza la voce per la chiusura dei supermercati e per incrementare i controlli sui milanesi a spasso sui Navigli (tanti imbecilli anche qui, eh), nei capannoni del bresciano e della bergamasca stiamo letteralmente mandando al macello migliaia di persone, che continuano a produrre, lavorare e muoversi in zone ad altissimo rischio. Mentre tutti urliamo agli anziani che passeggiano sotto casa "ma dove cavolo andate?", li stiamo abbandonando nelle case di riposo, senza riuscire neanche ad andare a fare tamponi e isolare i contagiati. Mentre ci dividiamo sui metri da percorrere con il proprio cane (saranno meglio 100, 300 o 500?), non riusciamo nemmeno a elaborare una strategia comune per il campionamento dei malati, non facciamo i tamponi, non sappiamo la portata del disastro e non abbiamo idea di come e quando tutto ciò finirà.
Non è benaltrismo, ma dare il giusto peso e rilievo alle questioni che contano. E ovviamente, governo e istituzioni stanno andando esattamente nella direzione opposta, come testimonia la scelta probabilissima di mobilitare l'esercito, caldeggiata da molte Regioni e peraltro già operativa in altre. Io capisco che possa avere il suo fascino (più o meno, insomma) sentire qualcuno chiedere di "militarizzare le città", di "usare il lanciafiamme" e di usare metodi persuasivi per far rispettare i divieti. Capisco che possa restituire una certa sensazione di sicurezza, di confortante decisionismo e di consapevolezza della portata del rischio. Il problema è che i fatti sono ostinati e con la propaganda si scontrano spesso e volentieri. E dicono che l'esercito nelle strade, date le condizioni attuali, non serve a nulla, se non a incasinare ancor di più le cose. Mettiamo per un attimo da parte le considerazioni di carattere politico e ideologico (che non sono proprio sciocchezze), per concentrarci sui fatti e sui numeri. Ieri le forze dell'ordine hanno operato oltre 200mila controlli e fatto 9mila denunce per mancato rispetto delle norme, contestazioni che dovranno anche essere provate. Torniamo sempre allo stesso punto: il problema non sono le persone che sono in giro violando le norme, ma quelle che sono in giro rispettando le norme, che vanno al lavoro, che prendono i mezzi pubblici e via discorrendo.
Mobilitare una macchina costosa e farraginosa come quella dell'esercito, poi, solleva altri problemi. Come ho provato a spiegare qui, l'unico modello più o meno sensato potrebbe essere quello che si basa sull'operazione Strade Sicure (e infatti Guerini ha già fatto capire di voler riassegnare quel personale), che prevede la possibilità per i militari di agire con funzioni di agenti di pubblica sicurezza e di intervenire “al fine di prevenire o impedire comportamenti che possono mettere in pericolo l’incolumità di persone o la sicurezza dei luoghi vigilati”, acquisendo la possibilità di procedere a identificazioni e perquisizioni dei cittadini, nell’ottica di far rispettare l’ordine dell’autorità. Estendere però questa facoltà a un numero molto ampio di militari (la "militarizzazione delle città", appunto), ha molti problemi collaterali. Primo, i militari italiani non sono formati per compiere funzioni di questo tipo e per rivestire il ruolo di pubblici ufficiali, non avendo le basi minime di competenze giuridiche necessarie. Secondo, anche da PU non avrebbero funzioni di polizia giudiziaria e dovrebbero ricorrere al supporto di carabinieri e polizia per completare gli accertamenti. Terzo, perché in ogni caso "si troverebbero a dover utilizzare delle armi spuntate, dal momento che la formulazione delle indicazioni governative è piuttosto vaga e permette una serie di eccezioni e giustificazioni che amplia di molto la possibilità di aggirare il divieto o comunque di giustificare eventuali inadempienze".
Si tratta, in definitiva, di argomenti distorsivi del dibattito pubblico, di grandi armi di distrazioni di massa che ci allontanano dalle vere questioni. Che sono tante e alcune di tremenda gravità. La verità è che non ci stiamo capendo molto, soprattutto perché abbiamo delle situazioni palesemente fuori controllo. Ciò che sta accadendo in Lombardia è sostanzialmente senza spiegazione, come nota Ilaria Capua: stiamo navigando al buio, non sappiamo cosa accadrà domani e perché sta accadendo tutto ciò in queste proporzioni, abbiamo troppe domande e nessuna risposta. È anche per questo motivo che occorrerebbe uno sforzo di serietà da parte di tutti, come ha ricordato anche il ministro Boccia, chiedendo alle Regioni di smetterla con le iniziative motu proprio e di concentrarsi su poche e fondamentali cose, come l'aumento dei posti di terapia intensiva e delle dotazioni di sicurezza per il personale sanitario.
Saranno necessari ulteriori sacrifici, lo sappiamo. Sarà necessario, forse giusto, chiudere davvero tutto. Ma proprio per questo è fondamentale che le istituzioni smettano di considerare i cittadini come dei bambini cui raccontare storielle rassicuranti, con soluzioni semplici a problemi tremendamente complessi. Anche perché, se tratti qualcuno come un bambino di 10 anni, poi non puoi stupirti che si comporti come un bambino di 10 anni, con capricci e gesti di disubbiedienza.