"I really have not at all reflected on this topic. I have been so committed to running the country in these difficult months". "Non ho riflettuto per nulla su questa questione. Sono stato così impegnato a governare il Paese in questi momenti difficili". E' bastata questa risposta di Monti alla domanda del giornalista del Washington Post sulla possibilità che sia di nuovo il professore a guidare il governo nel post elezioni del 2013, per far ritornare in auge la campagna sulla necessità di un Monti – bis al termine della naturale scadenza della legislatura. Solo qualche giorno fa del resto c'era stata la dichiarazione di Casini ("dopo Monti noi pensiamo che debba esserci Monti"), unitamente alle voci che parlavano di alcuni membri dell'esecutivo intenti a sondare il terreno in vista di possibili "conferme" (ovviamente in primissimo piano il ministro Passera, tra l'altro protagonista sui rotocalchi di servizi "alla Berlusconi" con moglie e figli al seguito).
E' chiaro e fin troppo scontato che l'incognita maggiore è legata alla volontà di Monti di proseguire la propria esperienza in politica. Ma allo stesso tempo è bene analizzare quali sono i margini affinché possano esserci le condizioni per una replica "formale" dell'attuale esperimento a guida tecnica. Proprio oggi Lina Palmerini individuava le 3 condizioni per un Monti bis, a partire dagli aiuti dell'Unione Europea e finendo con il placet di Silvio Berlusconi. Centrale però a nostro avviso resta il discorso legato alla riforma – cancellazione del Porcellum, che comporterebbe due cose: "lo sfilacciamento delle coalizione e una legge elettorale che apre la strada a governi con maggioranze traballanti o inesistenti. […] Allo stato dei fatti nessuna alleanza raggiunge il 35%. E' possibile governare con consensi così bassi?".
Insomma, se poi a valutazioni di questo tipo aggiungiamo qualche timida apertura di Bersani (certo, solo sull'utilità al Paese di Monti "in qualche ruolo"), la difficoltà dello schieramento centrista di superare le divergenze e individuare una chiara leadership, il caos ed il vuoto a destra e soprattutto la recrudescenza della crisi economica, è chiaro che il Monti – bis finisce con l'essere molto più di un'ipotesi. E se al contempo c'è chi giura che il professore sia già sulla strada del Quirinale, non sono in pochi a pensare che esautorare nuovamente i cittadini italiani del diritto di scegliere i propri rappresentanti al Governo sia davvero un salto nel vuoto.