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Il monito di Napolitano: per il bene dell’Italia, Nord e Sud crescano insieme

Durante la sua visita alla Società Siciliana per la Storia Patria nell’ambito delle manifestazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla necessità di pensare alla crescita economica del paese.
A cura di Simona Saviano
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Giorgio Napolitano

In occasione della sua visita a Palermo alla Società Siciliana per la Storia Patria nell'ambito delle manifestazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha apprezzato il lavoro del Parlamento e Senato italiano per la prima approvazione della manovra finanziaria, il cui carattere era necessario e urgente; ricordando infine che tale manovra è stata lodata e apprezzata in ambito europeo. Napolitano ha ripetuto per due volte una frase, forse indirizzata alla Presidenza del Consiglio: "Speravo che la celebrazione del 150˚ anniversario dell’Unità favorisse un esame di coscienza collettivo del lavoro fatto da quella data ad oggi. Dobbiamo interrogarci su quali comportamenti – anche individuali – occorre cambiare per andare avanti e stare al passo con l’Europa". Interrogato sul numero forse eccessivo dei voti di fiducia richiesti al Parlamento dai componenti del Consiglio dei Ministri (49 voti di fiducia da inizio legislatura a oggi), Napolitano ha confermato la sua idea sul ruolo fondamentale ed irrinunciabile del Parlamento e il sostegno della manovra economica passata in Senato, nonostante sia noto che il Presidente non abbia apprezzato tutte le scelte.

PRIORITA’ ALLA CRESCITA ECONOMICA – A queste parole aggiunge che a questo punto è necessario che il Parlamento si ponga un ulteriore tema da affrontare: quello della crescita economica, possibile a suo dire solo:

“crescendo insieme Nord e Sud e solo mettendo a frutto le riserve le risorse potenziali della Sicilia e Mezzogiorno che sono la migliore carta per guardare con fiducia al futuro. Non c'è un territorio da premiare come concentrato di virtù né un territorio concentrato di vizi da punire. L'esame di coscienza collettivo, che ho più volte sollecitato, non può non coinvolgere tutto il paese".

“ Viviamo in un periodo in cui si ha l'impressione che ci si svegli una mattina e si proponga di cambiare un articolo della Costituzione che non piace. ”
Giorgio Napolitano
Dopo il monito di Napolitano espresso ieri circa la leggerezza, le approssimazioni e le improvvisazioni con le quali si discute oggi di modifica della Carta costituzionale, il Presidente ha anche speso qualche parola per criticare – neanche velatamente -coloro i quali premono affinché sciolga le Camere oppure ostacoli il processo di formazione delle leggi statali non firmandole l’atto finale: “c’è chi chiede a me di dare una spallata al governo, fingendo di ignorare che questo è impossibile e che è impensabile che un presidente si avventuri lungo una via che potrebbe portare a tremendi scontri istituzionali”.

SEGNALI DI UNA LENTA CRESCITA ECONOMICA Intanto, mentre la BCE loda la manovra economica italiana, dall'Istituto Nazionale di Statistica non arrivano segnali confortanti: la crescita per il 2011 si conferma allo 0,7%. Nel Documento di economia e finanza (Def) il governo ha stimato una crescita dell'1,1 per il 2011: secondo l’ISTAT nel secondo trimestre il Pil italiano è aumentato solo dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti del secondo trimestre del 2010. Le prospettive sono poco rassicuranti, sia a causa del rallentamento dell'economia mondiale che dagli effetti restrittivi della manovra-bis.

Proiezione del PIL 2011

Nel terzo trimestre alcuni economisti come Lavinia Santovetti hanno previsto una crescita economica pari a zero: “per l'intero 2011 il Pil potrebbe salire dello 0,7%, mentre per il 2012 abbiamo tagliato la stima a +0,4%". I numeri forniti nel DEF dovranno quindi essere rivisti. Ciò che preoccupa è la situazione di stagnazione economica: con il valore del Pil quasi fermo sarà quanto meno un’impresa ardua migliorare il nostro rapporto debito/PIL, che viaggia al 120% e azzerare il deficit pubblico nel 2013. Difficile sarà attrarre capitali esteri in una congiuntura economica come questa in cui mancano le riforme strutturali per aumentare il potenziale di crescita di un paese.

Secondo Napolitano "la crisi finanziaria globale del 2007 e il 2008, culminata nellattuale crisi dell'Eurozona del 2011 ha comportato la crescente insostenibilità del debito sovrano di alcuni Paesi (tra i quali ovviamente si colloca l'Italia), ci ha condotto a decisioni molto pesanti nel nostro Parlamento, in funzione di risanamento e riequilibrio della nostra finanza pubblica".

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