Il mistero delle cene del Pd: raccolti 18 milioni, anzi 5 o forse 1,5
Con buona probabilità ha ragione Matteo Renzi quando, nella sua ultima e – News scrive: “Delle due l'una, amici: o si accetta il finanziamento pubblico (ma ricordo che gli italiani lo hanno respinto con un referendum) o si organizzano iniziative trasparenti e chiare di raccolta fondi. tutto il resto è demagogia”. Il punto è che il ragionamento presume una dose di trasparenza che, al momento, sembra mancare quasi del tutto. Il riferimento è alle cene di finanziamento di Roma e Milano, con ingressi da mille euro a testa (salvo donazioni più consistenti), sulle quali continua ad esserci uno strano riserbo, con la diffusione di informazioni frammentarie ed imprecise.
Il bilancio parla di circa 800 partecipanti alla cena di Milano e di circa 600 a quella di Roma, secondo una più che legittima strategia di finanziamento del Pd (accompagnata da altre iniziative quali la “vendita di torte”). Le cifre definitive, così come l’elenco dei finanziatori sono ancora sconosciute. L’account ufficiale del Partito Democratico su twitter si era espresso così, citando un passaggio del discorso di Renzi (che probabilmente si riferiva anche alla spending review interna, con il numero di dipendenti diminuito complessivamente di 15 unità):
Poi più nulla, con qualche voce sui “5 milioni di euro” da raccogliere e qualche spiegazione sommaria sul fatto che “per la legge sulla privacy” i finanziatori possono scegliere di comparire in forma anonima. Infine, ieri sera, proprio nella e – News, Renzi spiega: “Abbiamo incassato 1,5 milioni di euro e con questi soldi possiamo evitare di mettere i dipendenti del PD in cassa integrazione e quindi di far pagare allo Stato i costi di funzionamento del nostro partito”.
Insomma, sarà la cifra giusta? Sul sito del Pd non vi sono tracce. Bonifazi, il tesoriere del Partito, aveva deciso di non risponderci, invece.