“Il mio Papa è Benedetto”: tutte le volte che Salvini ha criticato Papa Francesco, anche se ora lo piange

Lunedì 21 aprile, giorno di Pasquetta, la notizia della morte di Papa Francesco ha attraversato le agenzie nelle prime ore del mattino. A pochi minuti dall'annuncio ufficiale, sono cominciati ad arrivare i messaggi di cordoglio da parte delle istituzioni italiane ed europee. Dopo le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della premier Giorgia Meloni, dei ministri Tajani e Piantedosi, e della presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, anche il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha affidato ai social il proprio saluto al Pontefice: "Papa Francesco ha raggiunto la Casa del Padre". Una formula essenziale, quasi rituale. Ma che ha immediatamente sollevato reazioni e commenti, soprattutto online. In molti hanno infatti ricordato che tra il leader della Lega e Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio, i rapporti, negli anni, non sono mai stati semplici, anzi, spesso sono stati apertamente conflittuali. E quel breve messaggio di cordoglio, secondo gran parte dell'opinione pubblica, cozzerebbe oggi con la lunga serie di prese di posizione che racconterebbero invece una storia molto diversa.
Il crocifisso su falce e martello: il dono di Morales al Papa e le critiche di Salvini
Il primo punto di frizione tra Salvini e Papa Francesco affiora già all'indomani dell'elezione del Pontefice, nel lontano 2013. La nuova impronta sociale del pontificato, la centralità dei temi legati alla povertà, all'ambiente, alla giustizia globale e soprattutto all'accoglienza dei migranti, cominciano ben presto a entrare in collisione con la linea politica della Lega e del suo segretario. Nel luglio 2015, nel pieno della crisi migratoria, Bergoglio si trova in Bolivia per una visita ufficiale: il presidente Evo Morales gli dona un crocifisso scolpito su una falce e martello, simbolo controverso, posseduto da don Luis Espinal, gesuita seguace legato alla teologia della liberazione.
La scena fa il giro del mondo e, in Italia, scatena reazioni contrastanti: Salvini commenta duramente ai microfoni di RTL 102.5: "Io non sono rimasto incuriosito, sono rimasto schifato. In nome del comunismo sono morti milioni di persone". E aggiunge: "Vederlo accostato a Nostro Signore, mi ha dato fastidio da credente".
Papa Francesco, nella conferenza stampa sul volo di ritorno, spiega di non essersi sentito offeso, aggiungendo di aver lasciato in Bolivia l'onorificenza ricevuta e di aver invece portato con sé quel crocifisso.
La maglietta di Pontida
Un anno dopo, nel settembre 2016, il malcontento diventa gesto pubblico. A pochi giorni dall'adunata annuale di Pontida, la Lega organizza un sit-in a Milano. Sui social circola una maglietta con la scritta "Il mio Papa è Benedetto", accompagnata da un'immagine poco lusinghiera di Bergoglio. L'iniziativa è firmata dai Giovani Padani e promossa dall’allora responsabile nazionale Andrea Crippa, oggi parlamentare e vice di Salvini nel partito. Ma la maglietta la indossa anche lo stesso Salvini, che ne rivendica il messaggio: "A noi quelli che invitano gli imam in chiesa non piacciono".
Quel giorno la frattura si fa evidente: da una parte, il Papa argentino che predica l'inclusione e l'ascolto, dall'altra, un movimento politico che, almeno in quella fase, trova più affinità nel pensiero di Papa Ratzinger, per via delle sue posizioni più conservative in materia di fede, morale e immigrazione. Un confronto dunque non solo spirituale, ma culturale e profondamente politico.
Il crocifisso e il rosario in campagna elettorale
Nel maggio 2019, durante la campagna per le elezioni europee, Salvini sale sul palco di piazza Duomo a Milano con un rosario in mano: le reazioni sono immediate. Il mondo cattolico si divide, ma una parte rilevante esprime disagio e contrarietà. Famiglia Cristiana parla apertamente di "strumentalizzazione religiosa". Padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica e vicino al Papa, scrive che si tratta di un uso "politico e improprio dei simboli della fede". La tensione tra Chiesa e politica, già visibile da tempo, si fa adesso quasi esplicita. Salvini replica: "Io sono credente, porto il rosario sempre con me. Lo diceva anche Papa Benedetto".
Anche qui, insomma, il nome di Francesco non viene mai pronunciato. In quei giorni, il Vaticano non rilascia dichiarazioni ufficiali, ma fonti vicine alla Santa Sede fanno trapelare del disagio. L'uso politico dei simboli religiosi, soprattutto a fini elettorali, è sempre stato ritenuto inaccettabile da ampi settori della Chiesa.
Nessun incontro ufficiale
"Il Papa? Probabilmente avrò l'onore di incontrarlo questa settimana, sarebbe una gioia". È il 2018 quando Matteo Salvini si lascia andare a questa dichiarazione ai microfoni di Telelombardia. Ma da Oltretevere arriva una smentita secca: "Non c'è nulla", fa sapere il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke. Nessun incontro in agenda, nessuna udienza prevista. In oltre dieci anni di pontificato, Papa Francesco ha ricevuto capi di Stato, ministri, delegazioni ufficiali di ogni orientamento politico. Eppure, con il leader della Lega un incontro formale non è mai avvenuto. Neanche in contesti istituzionali, come la Festa della Polizia dello stesso anno, quando entrambi erano presenti: nessun saluto, nessun gesto distensivo. Un'assenza che in Vaticano non è passata certo inosservata e che ha contribuito ad alimentare la percezione di un rapporto gelido, se non apertamente conflittuale, tra il Pontefice e il segretario del Carroccio.
L'omaggio a Ratzinger e la memoria (vigile) del web
Il 16 aprile 2025, pochi giorni prima della scomparsa di Papa Francesco, Salvini pubblica un post per celebrare il compleanno di Joseph Ratzinger, nato nel 1927. Un gesto non isolato: Benedetto XVI è sempre stato oggetto di stima e attenzione da parte della Lega, che in più occasioni ne ha fatto una figura simbolica, contrapposta, talvolta anche in modo esplicito, a Papa Francesco. Un dettaglio non trascurabile, che si inserisce nella narrazione digitale costruita negli anni. Perché se il messaggio di cordoglio per Papa Francesco arriva puntuale, altrettanto puntuale è la reazione della rete: commenti, screenshot, vecchie dichiarazioni e video ricominciano a circolare, come un archivio collettivo che non dimentica. E oggi, proprio davanti alla morte del Papa che per molti ha incarnato un'idea di Chiesa aperta e dialogante, quel passato torna a bussare mettendo in discussione la coerenza di chi, per anni, ne ha preso le distanze e oggi ne piange la scomparsa.