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Il ministro Zangrillo dice che i giovani non vogliono più il posto fisso, ma il lavoro figo

Il ministro della Pubblica Amministrazione ha detto che il mito del posto fisso “sta per essere soppiantato da quello del lavoro figo” e che i giovani “non cercano la stabilità”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Ma quale posto fisso, meglio il lavoro figo. I giovani, secondo il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, ragionano sostanzialmente così. Niente più stabilità, meglio la retribuzione e la carriera di un certo tipo: "Il mito del posto fisso sta per essere soppiantato dal mito del lavoro figo", ha detto questa mattina entrando alla Scuola di Amministrazione Aziendale dell'Università di Torino, dove ha tenuto una lectio magistralis su pubblica amministrazione e cultura d'impresa. "Il mito del posto fisso – ha aggiunto Zangrillo scherzando – lasciamolo a Checco Zalone". Oggi i giovani "non cercano la stabilità, cercano un virtuoso equilibrio tra l'attività professionale e la loro vita privata". Il riferimento, in questo caso, sembra essere alla quota sempre crescente di smart working richiesta dai lavoratori, soprattutto dopo la pandemia di Covid.

E fin qui non ci sarebbe nulla di male, anzi. Non che l'attività professionale e la vita privata non siano conciliabili anche con il posto fisso. Ma andiamo avanti: "Quando cercano il posto di lavoro non si accontentano di un posto fisso, vogliono avere un lavoro che sia ben retribuito, capace di valorizzarli, che dia loro delle opportunità di crescita e che sia capace di bilanciare l'aspetto professionale con quello della vita privata", ha continuato Zangrillo. Poi ha ribadito: "Quindi io direi che il mito del posto fisso lo lasciamo a Checco Zalone".

Certo che, a questo punto, verrebbe da chiedersi: se un lavoro ben retribuito e con un percorso di crescita è un lavoro figo, un lavoro non figo che lavoro è? Perché insomma, una retribuzione decente e un minimo di prospettive di carriera dovrebbero essere alla base di una situazione professionale soddisfacente. Anche se sappiamo che spesso le condizioni di lavoro sono peggiori. Inoltre il posto fisso, va detto, per una generazione attanagliata dalla piaga del precariato è più una chimera che una rinuncia.

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