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Il ministro Urso dice che il governo fermerà l’inflazione e farà calare i prezzi

Il ministro del Made in Italy ha detto che è necessario “accentuare ancora la discesa dei prezzi” e “portare l’inflazione a livello naturale”. Per Urso la chiave sarà il trimestre tra ottobre e dicembre, su cui il governo è al lavoro per calmierare i prezzi dei beni di largo consumo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Obiettivo stop all'inflazione. Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, lo dice da settimane: il nemico numero uno è il costante aumento dei prezzi che sta mettendo in ginocchio le famiglie e le imprese. E oltre al decreto che arriverà in Consiglio dei ministri lunedì – in cui ci sarà un po' di tutto, compreso una misura contro il caro voli – il titolare dell'ex Mise sta provvedendo a realizzare l'ormai famoso trimestre anti-inflazione. Il protocollo d'intesa con commercio e distribuzione è stato firmato, ma l'accordo vero non c'è: non si sa quali prezzi verranno calmierati, di quali beni stiamo parlando e di quali cifre soprattutto. Insomma, resta ancora tutto da decidere.

"Dobbiamo accentuare ancora la discesa già in atto dei prezzi – ha detto il ministro al Messaggero – portare l'inflazione a un livello naturale, che naturalmente non è uguale in tutti i settori". E soprattutto "dobbiamo evitare che si ripeta quel che è accaduto nel 2007-2008, quando dopo la fiammata inflazionistica alcuni prezzi si mantennero a un livello alto, senza scendere". Secondo Urso ci sono altri ambiti in cui bisogna ancora intervenire: "In tema di carburanti ci stiamo concentrando sulla raffinazione, nella quale si realizzano i maggiori incrementi, ci muoveremo con la moral suasion e se necessario anche con le denunce".

"C'è stata un'adesione corale della piccola, media e grande distribuzione, del mondo dell'artigianato e delle Pmi ed anche di farmacie e parafarmacie – ha spiegato rispetto al trimestre anti-inflazione – Quest'ultimo è un fatto significativo perché riguarda i prodotti per l'infanzia per i quali era stata già decisa la riduzione dell'Iva, che però non sempre si è trasferita ai consumatori". Poi ha aggiunto: "Dispiace che non ci siano invece associazioni significative dell'industria alimentare, ovvero del settore in cui ci sono stati i maggiori aumenti dei prezzi. Rispetto la loro decisione, anche se naturalmente mi dispiace. Ognuno è libero di aderire o meno, ma da qui a settembre c'è ancora tempo per l'accordo definitivo e quindi alcune riserve si potrebbero superare". E sono riserve non da poco, considerata l'importanza dell'industria alimentare.

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