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Conflitto Israelo-Palestinese

Il ministro Tajani propone un intervento delle forze Onu per fermare la guerra a Gaza

Il ministro degli Esteri, arrivato alla riunione del G7 a Tokyo, ha detto che a Gaza dovrà esserci “una fase di transizione” e “una presenza tipo quella in Libano dell’Unifil”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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L'obiettivo di Antonio Tajani, appena arrivato a Tokyo per la riunione dei ministri degli Esteri del G7, è la pace in Medio Oriente. Il titolare della Farnesina, che raccoglierà il testimone della presidenza del gruppo dal Giappone, lo dice immediatamente e lo ribadisce più volte: "L'obiettivo è la pace, Israele è un Paese in guerra, ma credo che si debba continuare a lavorare per la stabilità e la de-escalation e quindi l'obiettivo finale è quello di due popoli e due Stati". Prima, però, ci sarà una "fase di transizione", continua Tajani, che propone l'intervento delle forze Onu in Palestina: "Può esserci una presenza tipo quella in Libano dell'Unifil, da questo punto di vista si può trovare un accordo, ne abbiamo parlato e continueremo a parlarne".

"Certamente ci vuole tempo – continua Tajani parlando con i giornalisti – ma noi siamo per far sì che il popolo palestinese sia fuori da questa guerra e naturalmente Hamas fuori dalla Palestina. Noi crediamo molto nell'Anp, che può essere un interlocutore per il futuro, come lo è oggi". Poi estende le sue parole a tutto il G7: "Siamo tutti d'accordo sull'aiutare il popolo palestinese. Hamas è un'altra cosa, è un'organizzazione terroristica che va combattuta e Israele fa bene a colpirla. Ovviamente va tenuta fuori la popolazione palestinese che nulla a che vedere con Hamas e che anzi Hamas utilizza come scudi umani".

Il ministro degli Esteri propone anche delle "pause militari" per permettere alla popolazione civile di "uscire dalle aree di conflitto". Quanto all'Italia, "siamo pronti ad allestire un ospedale da campo, ci sta pensando il ministro Crosetto con il capo di Stato Maggiore della Difesa". E aggiunge una precisazione: "Abbiamo inviato aiuti e siamo pronti a curare feriti, naturalmente non terroristi, nei nostri ospedali".

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