Il ministro Tajani dice che sarebbe favorevole a sciogliere CasaPound
Per la prima volta dal governo Meloni arriva un'apertura, almeno sulla carta, allo scioglimento dell'organizzazione di estrema destra CasaPound. Il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, intercettato ieri da alcuni cronisti, ha risposto sul tema che negli ultimi giorni ha agitato la maggioranza – con le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa a creare polemiche. Tajani ha iniziato: "Spetta alla magistratura e al legislatore. C’è una legge che prevede che ci debba essere una sentenza dei giudici". Questa è stata la linea del governo e del centrodestra finora: dato che non spetta alla politica, inutile parlare della volontà o meno di sciogliere un'organizzazione.
Poi però il ministro, leader di Forza Italia ha fatto un passo in più: "Se ci fossero gli estremi per farlo, una violazione della legge e della Costituzione, sarei favorevole". Un'affermazione in linea teorica, certo, sempre con la premessa che prima servirebbe una sentenza. Dunque non proprio una dichiarazione sull'intento politico di Forza Italia, né tantomeno della maggioranza, ma comunque una presa di posizione che si allontana da quella di Fratelli d'Italia.
Il riferimento di Tajani era al caso del giornalista della Stampa aggredito al di fuori di un circolo di CasaPound (non il primo di questo genere, ma in questo caso avvenuto ai danni di un cronista che stava riprendendo un evento). Tra le affermazioni del presidente del Senato La Russa che hanno sollevato polemiche c'è quella che "i giornalisti dovrebbero fare in modo più attento le loro incursioni. Ho letto che non si è mai dichiarato giornalista, non vorrei che ci fossero metodologie che innescano reazioni". La Russa ha anche aggiunto: "Non sto giustificando niente, ma non credo che il giornalista passasse lì per caso".
Anche su questo, Tajani ha scelto una linea diversa: "Non sono d’accordo con il presidente del Senato La Russa", ha affermato: "Il pestaggio è stato un atto criminale, e questo lo dico indipendentemente dal fatto se lui si fosse dichiarato giornalista o meno. Non è accettabile picchiare una persona mentre sta riprendendo". E ancora: "Sarebbe stato altrettanto grave se fosse stato un cittadino comune".
Finora il governo ha insistito che serve comunque un intervento della magistratura per arrivare allo scioglimento di CasaPound. Un'affermazione non del tutto giusta. È vero che la legge Scelba del 1952 dice che il ministero dell'Interno può sciogliere un'organizzazione se una sentenza certifica che c'è stata una riorganizzazione del partito fascista (quindi se c'è un gruppo che si organizza con "finalità antidemocratiche", che usa o minaccia la violenza "quale metodo di lotta politica", o fa propaganda razzista o chiedendo la "soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione", tra le altre cose). Tuttavia, in casi di "necessità e urgenza", la stessa legge dice che il governo può adottare il provvedimento di scioglimento dell'organizzazione e di confisca dei beni anche se una sentenza, purché ci siano le condizioni appena descritte. Una misura estrema, ma comunque lasciata alla valutazione dell'esecutivo.