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News su migranti e sbarchi in Italia

Il ministro Tajani dice che i centri migranti in Albania sono come hotel a tre stelle

I centri costruiti in Albania per trattenere le persone migranti in attesa che venga lavorata la loro richiesta di asilo sono “non dico come un hotel a cinque stelle, ma almeno di tre, molto meglio di certi centri italiani”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani. “Non ci sono carceri o segregazione”, ha aggiunto.
A cura di Luca Pons
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A destra il centro di Shengjin, dove avvengono le prime procedure di sbarco delle persone migranti
A destra il centro di Shengjin, dove avvengono le prime procedure di sbarco delle persone migranti
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Nel trasferimento dei migranti in Albania "non c'è alcun razzismo, così come non ci sono carceri o segregazione". Parola di Antonio Tajani, il vicepremier e ministro degli Esteri che, nel suo intervento a un evento di Forza Italia in corso a Palermo, ha difeso le strutture costruite dal governo elogiandole. "Lì ci sono condizioni nelle quali la dignità della persone viene assolutamente rispettata".

Il paragone è stato con gli hotel: "Sono, non dico come un hotel a cinque stelle, ma almeno di tre stelle, con l'aria condizionata, con i letti, le coperte, con i materassi". E, anzi, "sono migliori addirittura di certi centri che abbiamo in Italia". Le immagini disponibili dei centri albanesi in questione, però, mostrano più che altro dei campi di detenzione. Numerosi container di piccole dimensioni, con stanze che possono ospitare a malapena un letto a castello e un armadio, e con uno spazio aperto costantemente sorvegliato e rinchiuso da alte grate, anche sul ‘soffitto'. "Certo, sono centri chiusi, dai quali non si può scappare", si è limitato a commentare Tajani.

"È un esempio innovativo che è stato considerato come interessante novità, a cominciare dalla Commissione europea", ha insistito il ministro degli Esteri. "Abbiamo detto che si poteva aprire un centro in Albania, Paese candidato a far parte dell'Ue, creando un centro nuovo di zecca. Serve per coloro che vengono da un Paese sicuro, che sono accompagnati lì e si resta sotto autorità italiana e poi viene valutata la posizione".

Le condizioni effettiva di vita all'interno dei centri, per il momento, non sono ancora davvero state messe alla prova. Le prime sedici persone arrivate a Shengjin (dove c'è il centro per le procedure di prima accoglienza) e poi trasferite a Gjader (dove si trova il centro per il trattenimento vero e proprio in cui aspettare l'esito della propria domanda di asilo, insieme a un Cpr per rinchiudere chi deve essere rimpatriato) se ne sono andate dopo pochi giorni.

Il motivo, come è noto, è che i giudici del Tribunale di Roma non hanno convalidato il loro trattenimento, ritenendo che non rispettassero i requisiti richiesti. Infatti, i dodici rimasti a Gjader (altri quattro erano già tornati Italia, due perché minorenni e due perché fragili) venivano da Bangladesh e Egitto. Paesi che il governo Meloni ritiene sicuri, come ha ribadito anche in un decreto legge di ‘sfida' ai magistrati. Invece secondo i giudici, applicando i criteri della Corte di giustizia europea e dei regolamenti Ue, non si potevano ritenere sicuri.

Tajani ha commentato la decisione dei giudici: "È stata fatta negando la possibilità di farli stare lì. Prevede che questi tornano in Italia e sono liberi, se poi non li si trova più non possiamo farci niente". In realtà, le dodici persone trasferite dall'Albania a Bari sono state inserite nel normale sistema di accoglienza italiano, e dovranno attraversare una trafila legale per capire se le loro richieste di asilo sono valide o saranno respinte. In ogni caso, il leader di Forza Italia ha insistito: "Sono tutti Paesi sicuri quelli da cui vengono, non c'è nessun razzismo, così come non ci sono carceri o segregazione nessun carcere e nessuna segregazione" in Albania.

Dopo il primo intervento dei giudici romani, i trasferimenti nei centri si sono fermati. Più volte, il governo Meloni ha evitato di rispondere a chi chiedeva quanto fosse costato trasportarli lì: sedici persone, portate su una nave della Marina militare, e poi riportate in Italia su un'imbarcazione della Guardia costiera. In ogni caso, Tajani ha assicurato che le operazioni riprenderanno: "Assolutamente sì, è un progetto preso a modello e a esempio in tanti Paesi. Noi abbiamo deciso di inviare i migranti in un Paese che è candidato a far parte dell'Ue, e che ha quasi finito il suo percorso, non in carceri ma in luoghi d'accoglienza, in attesa del trasferimento nei Paesi d'origine di coloro che non hanno diritto ad essere considerati rifugiati".

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