Il ministro Tajani dice che l’Italia non ha barattato Patrick Zaki con il silenzio sul caso Regeni
Grazie al "ruolo determinante" dell'Italia e della sua diplomazia, Patrick Zaki, alla fine, è stato liberato. Antonio Tajani rivendica il lavoro fatto dal governo, dal suo ministero e dall'intelligence. Intervenendo a Radio 24, il titolare della Farnesina garantisce: "Ci siamo mossi fin dall'inizio per cercare di ottenere la grazia per Zaki" e "ho ribadito più volte al presidente Al Sisi la necessità di liberare questo giovane ricercatore". Tajani ricorda di essere stato sempre ottimista: "È stato un lavoro corale e alla fine il presidente egiziano ha deciso di concedere la grazia – aggiunge – È una bella notizia per tutti, ora questo giovane ricercatore potrà venire nel nostro Paese, lavorare e avere una bella carriera davanti".
L'attivista egiziano, che studiava all'università di Bologna, era stato arrestato in Egitto nel 2020, poi tenuto in carcere per oltre un anno e torturato. La sua storia è stata seguita con particolare attenzione in Italia, per via del suo legame con la città emiliana e con il Paese.
Per arrivare alla grazia per Zaki, che tornerà oggi in Italia, non c'è stato "nessun baratto" e "nessuna trattativa sottobanco", garantisce ancora Tajani. "Il governo è stato in grado di far tornare un giovane che rischiava di stare ancora un po' di tempo in carcere", aggiunge. Quanto a un possibile collegamento con il caso di Giulio Regeni, il ministro degli Esteri sottolinea: "Siamo persone serie, non facciamo baratti di questo tipo".
Sul caso Regeni, invece, "continueremo a chiedere che si faccia luce sulla vicenda, come abbiamo sempre fatto, abbiamo sempre messo sullo stesso piano le due questioni", continua Tajani. Poi conclude attaccando i detrattori: "Il governo ha ottenuto un risultato molto importante e chi pensava che non sarebbe stato in grado di ottenerlo è rimasto un po' deluso".