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Il ministro Sangiuliano dice che ci sono i giornalisti poliziotti che vigilano sul politicamente corretto

Per il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il partito più forte in Italia è “quello del politicamente corretto”. L’accusa dell’ex direttore del Tg2 è rivolta soprattutto ai “giornalisti poliziotti che dicono quali cose non si possono dire”.
A cura di Giulia Casula
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In Italia il partito più forte è quello "del politicamente corretto". A sostenerlo è il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ospite al Meeting di Rimini, la manifestazione organizzata nella Fiera della città romagnola, dedicata a sport e cultura.

"Io l'ho sempre detto, da giornalista n Italia, ma anche in tutto il mondo occidentale, è il Partito unico del politicamente corretto. Cioè quel partito che ha schematizzato delle verità assolute e che è pronto a castigare chiunque dissente", ha proseguito l'ex direttore del Tg2, citando i suoi due ultimi libri letti: La Cappa di Marcello Veneziani e La nuova censura. Contro il politicamente corretto di Alain de Benoist.

Durante il dibattito organizzato sui temi della disinformazione, il ministro ha esortato a "non confondere le fake news con le opinioni dissenzienti", sottolineando come nel corso dei secoli "sono state le idee eretiche che ci hanno fatto progredire e conquistare nel tempo l'avanzare delle verità. Alain de Benoist parla di giornalisti poliziotti che dicono che questa cosa non la puoi dire perché non è politicamente corretta", ha continuato. "Le fake news ci sono sempre state e c'è sempre stata anche la polarizzazione, solo che il dibattito pubblico è enormemente scaduto rispetto ad altre epoche. Lo schematismo tecnico che i social impongono, l'estrema sintesi, l'essere per il ‘sì' o per il ‘no' senza poter articolare le posizioni polarizza il tutto", ha dichiarato.

Secondo Sangiuliano, "il ruolo del giornalismo dovrebbe essere questo: non schematizzare una verità da imporre agli altri, ma elevare la qualità del confronto. Credo ancora nel giornalismo e nella sua funzione di mediazione, come luogo nel quale le questioni vengono impostate in maniera seria e organica, andando nel merito dei problemi. Purtroppo, però, devo notare che la crisi dei giornali, e in parte anche la crisi degli ascolti televisivi, porta il giornalismo invece a inseguire quelle questioni marginali, più che fare uno sforzo per portare le grandi questioni all'attenzione generale", ha aggiunto il ministro.

Sangiuliano ha ricordato poi la polemica sollevatasi durante la pandemia, quando da direttore del telegiornale di Rai2, propose di indagare sulla provenienza del Covid per scoprire se si trattasse di un virus di origine naturale o se fosse stato prodotto in laboratorio. "Anche io pensavo che fosse di origine naturale ma ritenevo legittimo che si andasse a indagare", ha spiegato. "Sono stato castigato. Conservo ancora le chat dei ministri dell'epoca che mi dicevano che erano porcherie".

"È poi successo – continua il ministro – che il presidente Usa Joe Biden abbia incaricato Fbi e Cia di verificare le origini del Covid. E le due agenzie americane nei loro rapporti hanno lasciato aperte entrambe le ipotesi. In definitiva, penso che il tema della polarizzazione, delle fake news e della dittatura del politicamente corretto sia una parte del più grande tema della decadenza della civiltà occidentale", è il verdetto finale di Sangiuliano.

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