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Il ministro Piantedosi dice che è complesso sciogliere le organizzazioni neofasciste

Interrogato al Senato sugli impegni presi dallo scorso governo per sciogliere i movimenti di matrice fascista, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha risposto: “È una questione di estrema complessità”.
A cura di Luca Pons
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"Lo scioglimento di organizzazioni di carattere eversivo" è "una questione di estrema complessità, come del resto fa capire anche la limitata casistica applicativa". È stata questa la risposta del ministro dell'Interno del governo Meloni, Matteo Piantedosi, interpellato al senato dal parlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra Peppe De Cristofaro sulla possibilità di sciogliere i movimenti di ispirazione o matrice fascista.

L'interrogazione si basava sulla disposizione della Costituzione che vieta "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista", oltre alla legge Scelba e la legge Mancino, e sottolineava che "da tempo, nel nostro Paese numerosi gruppi di estrema destra, organizzati in partiti e movimenti politici dichiaratamente fascisti, hanno libertà di manovra e di azione". Ad esempio, si citavano "diversi episodi eclatanti, tra tutti l'assalto e la devastazione della sede nazionale della Cgil avvenuta Roma il 9 ottobre 2021, o l'ultimo avvenuto solo pochi giorni fa, il 29 aprile a Milano, quando circa mille persone hanno sfilato in corteo per la città con il braccio teso, inneggiando al fascismo".

Dopo l'assalto alla Cgil, il Senato e la Camera approvarono due ordini del giorno che impegnavano il governo a "rispettare il carattere antifascista della nostra Costituzione, intervenendo per sciogliere i partiti, i movimenti e le organizzazioni di matrice fascista, nonché tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista". Tuttavia, finora "nulla è stato fatto", ha detto De Cristofaro, chiedendo a Piantedosi se intendesse agire.

Piantedosi ha risposto, appunto, dicendo che lo scioglimento  è una questione "di estrema complessità". La confermato anche la "decisione assunta dal governo allora in carica, a seguito del gravissimo assalto alla sede nazionale della Cgil, di non procedere allo scioglimento mediante decreto legge, pur in presenza delle mozioni approvate dai due rami del Parlamento".

Il ministro ha ricordato che per l'assalto alla Cgil "il giudizio di primo grado si è concluso con la condanna di alcuni soggetti" e ha sottolineato che "le forze di polizia impegnate sul territorio nazionale segnalano puntualmente all'Autorità giudiziaria ogni condotta penalmente rilevante, e il Dipartimento della pubblica sicurezza svolge una costante attività di impulso, analisi e coordinamento per la prevenzione e il contrasto di illeciti riconducibili a ogni forma di estremismo politico".

Piantedosi non ha preso impegni a intervenire sulla questione, ma ha assicurato che "il governo dedica la massima attenzione e ha la piena consapevolezza della necessità di tutelare i valori costituzionali e l'ordinamento democratico". De Cristofaro si è detto insoddisfatto della risposta: "Piantedosi è stato reticente e si è nascosto dietro ad aspetti tecnici. La verità è che il governo Meloni non ha nessuna intenzione di sciogliere le organizzazioni che si rifanno al fascismo. Anzi, dal governo un silenzio assordante sugli ultimi episodi avvenuti nel nostro Paese. Un silenzio inquietante visto che nel nostro Paese si sono moltiplicati gli atti e le manifestazioni, e giornalisti come Paolo Berizzi vivono sotto scorta per le minacce subite. Questi gruppi si sentono più liberi di prima perché percepiscono un clima cambiato. Sono sdoganati se anche il dibattito pubblico rimuove il problema. Ci saremmo aspettati dal ministero dell'Interno un'azione più incisiva".

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