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Il ministro Giorgetti dice che la prossima manovra del governo Meloni non sarà “lacrime e sangue”

Per migliorare la situazione del debito pubblico italiano non serve “una manovra lacrime e sangue”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “ma una seria politica” per controllare “la spesa pubblica” e migliorare “l’efficienza del prelievo fiscale”. Resta comunque il fatto che con la prossima legge di bilancio, probabilmente, il governo andrà incontro a dei tagli.
A cura di Luca Pons
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Ridurre il debito pubblico italiano è "un obiettivo raggiungibile, che dobbiamo perseguire con determinazione e che non richiede, a differenza di quanto si legge di frequente, una manovra lacrime e sangue". A dirlo è stato il ministro dell'Economia del governo Meloni, Giancarlo Giorgetti, intervenendo all'assemblea dell'Abi (Associazione bancaria italiana), che ha rieletto il suo presidente Antonio Patuelli. Giorgetti, che nelle prossime settimane inizierà proprio a lavorare sulla legge di bilancio per il 2025, ha detto che appunto non serve una manovra "lacrime e sangue", ma una "seria politica di controllo della dinamica della spesa pubblica e di miglioramento dell'efficienza del prelievo fiscale".

Resta da vedere cosa intenda concretamente il ministro: controllare la spesa pubblica, in molti casi, significa proprio tagliare dei servizi. Lo stesso Giorgetti a giugno aveva riconosciuto, rispondendo a una domanda di Fanpage.it, che dei tagli potranno esserci: "Bisognerà essere molto selettivi e privilegiare gli interventi e le politiche più utili e valutare quelle meno utili".

Cosa ha detto il ministro Giorgetti sull'economia italiana e la manovra

Entro l'estate il governo italiano dovrà approvare "il piano strutturale di bilancio" che venga incontro alle richieste dell'Unione europea, che ha aperto una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per il deficit troppo alto: "La nostra missione è portare il bilancio in pareggio al netto del servizio del debito pregresso: lo sento non come un obiettivo politico ma come un dovere morale per le future generazioni", ha detto il ministro.

Giorgetti ha tracciato un quadro ottimista sull'economia italiana: "Sta confermando un'ottima tenuta, con andamenti macroeconomici nel complesso positivi", e l'obiettivo di crescita del Pil dell'1% fissato dal governo è "ampiamente alla nostra portata". Con il taglio del cuneo fiscale sugli stipendi, la misura che il governo rivendica quasi più di ogni altra in campo economico e che cercherà di confermare l'anno prossimo, "siamo riusciti a compensare l'incremento del costo della vita negli scorsi due anni, senza alimentare una spirale salari-prezzi".

Il taglio del cuneo è proprio una delle misure che andrà in scadenza alla fine dell'anno, come la riforma dell'Irpef a tre aliquote e numerose altre misure e incentivi, che sono stati finanziati per un solo anno. Come detto dal ministro, il governo dovrà "selezionare" quali confermare e quali no, dato che le risorse scarseggiano. Per capire se la manovra sarà davvero lontana da un approccio "lacrime e sangue", quindi, bisognerà aspettare le prime anticipazioni sulle effettive misure.

Opposizioni all'attacco, Boccia (Pd): "Ministro descrive un Paese che non c'è"

Nel frattempo le opposizioni hanno criticato l'intervento di Giorgetti: "Ha descritto un Paese che non c'è, parlando di crescita e di risultati positivi del governo. Per Giorgetti le cose che non vanno non si affrontano ma si omettono", ha detto Francesco Boccia, capogruppo del Partito democratico al Senato. E soprattutto si avanzano previsioni, come l'anno scorso ottimistiche, senza uno straccio di politica economica e men che meno di politica industriale. Nel 2023 il governo ha sbagliato tutte le previsioni su Pil e deficit e nel 2024 continua a vedere un mondo che non c'è. L'ottimismo a prescindere, per il secondo anno consecutivo, quando aumentano ovunque le diseguaglianze, diventa incoscienza". Pasquale Tridico, ex presidente dell'Inps ed eurodeputato del M5s, ha attaccato: "Il ministro Giorgetti ha sbagliato minimizzando le conseguenze sullo stato di salute dell'economia italiana delle politiche neoliberiste approvate in Europa e non riconoscendo la grande crisi che attraversa il ceto medio italiano a causa della contrazione del loro potere d'acquisto".

Giudizio positivo di Alessandro Cattaneo, deputato di Fratelli d'Italia: "L'ipotesi di crescita del Pil all'1% fissata nell'ultimo Def è un obiettivo ambizioso, concreto e raggiungibile, soprattutto con la tabella di marcia fissata dal governo che sta dando risultati straordinari". Marco Osnato (FdI), presidente della commissione Finanze alla Camera, ha concordato: "Nonostante la difficile situazione internazionale, l'Italia resta incamminata lungo il sentiero della crescita. Il centrodestra sarà sempre un grande alleato del risparmio. Il governo Meloni è al fianco di chi, coltivando le proprie aspirazioni, contribuisce al benessere della nazione".

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