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Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: “Non stravolgerò la Buona Scuola”

Il ministro Marco Bussetti ha presentato in Parlamento le linee programmatiche del Miur. In particolare è stato confermato che le riforme del precedente governo saranno modificate ma non stravolte. Per l’università un piano pluriennale che affronti il nodo del reclutamento e dei finanziamenti carenti.
A cura di Giorgio Tabani
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 "La scuola e l’università sono state oggetto di riforme a ritmo tale che la nuova si presentava quando l’altra non era ancora realizzata. Non voglio ricorrere a nuove riforme e ulteriori strappi, né è intenzione del governo stravolgere la Buona Scuola ma i nodi emersi vanno affrontati e sciolti in modo condiviso". Il ministro dell’Istruzione, dell'università e della Ricerca Marco Bussetti, ha presentato martedì pomeriggio le sue linee programmatiche alle commissioni Istruzione congiunte di Senato e Camera. Sulla contestata norma sull'alternanza scuola-lavoro, che il Movimento 5 Stelle aveva promesso di abolire, il ministro indicato dalla Lega ha dichiarato di voler apportare soltanto alcuni miglioramenti:

È stato interpretata come un obbligo, non come un'opportunità da cogliere sia per gli studenti sia per le strutture che si sono proposti di accoglierli presso di loro. Sono fermamente convinto che i termini "scuola" e "lavoro" non debbano essere intesi in maniera antitetica ma come sintesi naturale. L'alternanza non è un esperimento da archiviare, sebbene necessiti di aggiustamenti di cui miei uffici si stanno già occupando. Trovo molto formativo che gli studenti possano iniziare a misurarsi con il mondo del lavoro, ma non potrò tollerare percorsi che non siano di assoluta qualità e rispondenti elevati standard di sicurezza elevati ma soprattutto che non siano coerenti con il percorso di apprendimento degli studenti.

Sul sistema di reclutamento dei docenti, il ministro ha parlato di "revisione" in modo da "garantire da un lato il superamento delle criticità e dall'altro un efficace sistema di formazione"; pertanto "occorrerà riflettere su nuovi strumenti che tengano conto del legame degli insegnanti con il loro territorio affrontando all'origine del problema dei trasferimenti, ormai a livelli non ulteriormente accettabili, che non consentono adeguata continuità didattica a detrimento della formazione i nostri ragazzi".

Sulla questione dei diplomati magistrali, anche alla luce del decreto dignità che ha congelato per 120 giorni la situazione di 5.600 assunti a tempo indeterminato (con riserva) e degli altri 45mila inseriti con riserva nelle graduatorie a esaurimento, Bussetti è stato chiaro: "Dico subito con chiarezza che da uomo delle Istituzioni ritengo che le sentenze pronunciate in nome del popolo italiano vadano rispettate senza eccezioni". Il ministro ha però riconosciuto che "l'eccessiva precarizzazione, la continua frustrazione delle aspettative dei nostri insegnanti e le correlate sfavorevoli conseguenze sul processo di apprendimento dei nostri studenti rappresentano temi delicati che meritano di essere affrontati per un reale rilancio la nostra scuola". Il ministro ha poi confermato l'avviamento "nelle prossime settimane" del concorso per i dirigenti scolastici: oggi sono oltre 1.700 i reggenti di uno o più istituti, ma con i nuovi ingressi i carichi di lavoro si dovrebbero normalizzare.

Rispetto all'edilizia scolastica, Bussetti ha affermato quanto sia "importante intervenire senza indugio sulle strutture scolastiche" sia per quanto riguarda le "infrastrutture tecnologiche di laboratorio e l'accessibilità" sia rispetto alla messa in sicurezza in caso di "eventi sismici come quelli che hanno segnato con violenza il nostro recente passato e la vita di troppi studenti"; per farlo si accederà "a tutte le forme di finanziamento nazionali e comunitarie con un piano pluriennale di investimenti".

Per quanto riguarda l'università e la ricerca, il ministro ha proposto "un piano strategico pluriennale che affronti in maniera unitaria le diverse criticità". In particolare "occorrerà riflettere su come si possano migliorare il sistema di reclutamento in termini meritocratici e di trasparenza" anche alla luce del fatto che "il corpo docente italiano è composto da professori di prima e seconda fascia da ricercatori che hanno un'età media tra le più alte d'Europa e che il numero dei dottorandi italiani, cioè il vivaio dei futuri ricercatori e docenti, è un terzo di quelli tedeschi e si sta ulteriormente riducendo a un ritmo medio del 2,5% annuo, dal 2008 circa il 25% in meno". Il problema è che "la carriera universitaria non è più particolarmente attraente" a causa degli stipendi bassi e delle scarse opportunità di carriera. Inoltre il ministro ha affermato di non aver "timore della fuga dei cervelli" in quanto la ricerca è "multidisciplinare e soprattutto internazionale"; il vero nodo irrisolto è "il mancato ritorno, che conduce ad una depauperazione intellettuale e scientifica che noi non possiamo più permetterci".

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