Cambiano i governi, cambia il titolare del ministero della Difesa, cambiano (ma anche no) i budget a disposizione, ma la linea resta sempre la stessa: gli F35 non si toccano, al massimo si rinuncia a qualche altro giocattolino. Il perché lo spiega il nuovo ministro della Difesa, il centrista Mario Mauro in una intervista al Messaggero, rispolverando addirittura la frase "il miglior attacco è la difesa". Conscio delle polemiche che tale intervista è destinata a suscitare, Mauro infatti spiega:
Sistemi di difesa avanzati, come gli F35, servono per fare la pace. Se vogliamo la pace, dobbiamo dunque possedere dei sistemi di difesa che ci consentano di neutralizzare i pericoli che possono insorgere in conflitti che magari sono distanti migliaia di chilometri da casa nostra, ma che hanno la capacità di coinvolgere il mondo intero e di determinare lutti e povertà. Noi che abbiamo sperimentato attraverso un progetto ardito, l'Unione europea, settanta anni di pace, abbiamo forse dimenticato che, prima, questioni anche marginali si risolvevano a cannonate. Ora, l'utilizzo di strumenti complessi come gli F35 si giustifica in una visione integrata delle esigenze di sicurezza da parte di attori della comunità internazionale che, attraverso l'esercizio della potestà della difesa, garantiscono la pace per tutti.
Del resto, prosegue il ministro citando un grande cavallo di battaglia della propaganda "interventista": "L'Italia è una grande potenza, siamo un Paese del G8 e questo ci obbliga ad assumerci le nostre responsabilità. Le Forze armate italiane, attraverso l'acquisizione di un jet che nasce da un progetto di ricerca, garantiscono la difesa della pace". Dunque, l'Italia farà tutti i passi necessari per l'acquisizione degli F35 e per lo sviluppo del programma collegato. Infine la chiosa del ministro, sulla quale si concentra più di qualche perplessità: "Gli F35 saranno l'egida della pace e non uno sfizio da toglierci".