Il ministero del Mare è già naufragato: Meloni “si inventa” i comitati e commissaria Musumeci
La creazione del ministero del Mare è stata uno dei cavalli di battaglia di Giorgia Meloni, durante l'ultima campagna elettorale. "L'Italia è affacciata sul mare per tre quarti della sua estensione territoriale – spiegava la leader di Fratelli d'Italia, il 3 maggio scorso, durante la convention del partito a Milano -. Eppure in questi anni ci siamo comportati come fossimo la Svizzera". Secondo Meloni, era quindi necessario istituire un nuovo dicastero, che mettesse "in relazione tutte le attività che dipendono dal mare". Le cose però sono andate un un po' diversamente.
Effettivamente, nel governo Meloni il nuovo ministero c'è, per la precisione si chiama "del Sud e del Mare". A guidarlo è stato chiamato l'ex governatore della Sicilia Nello Musumeci, ricompensato così, anche per aver rinunciato a correre per la riconferma in Regione. Da subito, però, è sembrato che il nome roboante nascondesse di fatto un guscio vuoto, senza compiti e risorse precise. Il primo braccio di ferro, Musumeci l'ha perso contro Matteo Salvini, che ha tenuto stretto in pancia al suo ministero delle Infrastrutture il controllo delle Capitanerie di Porto, strategico per il tema dei migranti del Mediterraneo.
Ora, però, un nuovo provvedimento del governo rende ancora più evidente come Musumeci sia un ministro azzoppato, se non addirittura commissariato. Nel consiglio dei Ministri infatti, sarà approvata la creazione di un nuovo comitato interministeriale, cioè un organismo interni al governo, di raccordo tra diversi ministeri. E di quali materie si dovrà occupare, questa nuova struttura? Proprio di Mare, teoricamente l'ambito di azione dell'ex governatore siciliano. Il risultato rischia di essere una moltiplicazione di ruoli e competenze che anziché semplificare, crei ulteriore caos.
Innanzitutto, il Cdm stabilirà che a promuovere, coordinare e indirizzare l'azione del governo sulle politiche del Mare, non sia il ministro Musumeci, ma direttamente Giorgia Meloni. In secondo luogo, presso la presidenza del Consiglio sarà istituito appunto un Comitato interministeriale di coordinamento delle politiche del mare, che suona tanto come un doppione del ministero.
Al tavolo del Comitato, siederà praticamente mezzo esecutivo. Certo a presiederlo sarà il ministro del Mare. Ma ci saranno anche il ministro degli Esteri e quello della Difesa, il titolare dell'Economia e quelli di Infrastrutture, Agricoltura, Imprese, Ambiente, Cultura, Turismo. E ancora i rappresentanti degli enti locali e "ogni altro soggetto ritenuto utile, alla completa rappresentazione degli interessi coinvolti e delle questioni trattate". C'è da scommettere, ad esempio, che saranno invitati a partecipare i rappresentanti dei balneari, protagonisti della battaglia appoggiata dalla destra, contro la messa a gara delle concessioni sulle spiagge.
Compito del nuovo Comitato sarà approvare un piano triennale che definisca la strategia su tutto ciò che riguarda le politiche del mare: la tutela ambientale e la valorizzazione economica; lo sviluppo turistico delle imprese del settore e della pesca; il sistema dei porti e la condizione delle isole; fino ovviamente alle questione delle concessioni balneari. Insomma, sorge spontaneo chiedersi a cosa serva aver tirato su un'intera struttura ministeriale, per decidere poche settimane dopo che le strategie sulla materia si decideranno altrove, nelle stanze di palazzo Chigi.
Insomma, quello che doveva essere un ministero innovativo rischia di tradursi in un'altra ragnatela burocratica e amministrativa. Mai come in questa occasione, è il caso di dire che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
EDIT In una precedente versione dell'articolo, avevamo parlato anche della creazione di un Comitato Strategico per il Sud, che risultava dalle bozze arrivate sul tavolo del Consiglio dei Ministri del 4 Novembre. In realtà, al termine della riunione del Cdm, l'istituzione di questo secondo comitato è saltata. A Musumeci è andato il compito di scrivere un piano strategico per il Meridione, ma non la gestione dei fondi di Coesione europei – principale strumento di finanziamento delle politiche per il Meridione -, che è stata invece affidata al ministro Fitto.