Il Mes torna in Aula e il governo Meloni prende tempo, l’Eurogruppo: “Aspettiamo con impazienza”
Il Mes, o Meccanismo europeo di stabilità, è da tempo una spina nel fianco per il governo Meloni. Il tema è divisivo nel centrodestra, che oltre quattro mesi fa ha sospeso il dibattito in Parlamento. La ratifica delle modifiche del Mes però presto tornerà in Aula: la Camera lo discuterà nella settimana dal 20 al 24 novembre. Così, la maggioranza dovrà prendere una posizione. I Paesi della zona euro, aspettano "con impazienza" la decisione italiana, ha detto il presidente dell'Eurogruppo Pascal Donohoe. L'Italia dovrebbe approvare la ratifica entro la fine dell'anno.
Tutti gli altri Paesi che fanno parte del Mes hanno già approvato la riforma. Manca l'Italia, che porta avanti la questione da anni senza trovare una quadra. Il centrodestra si è sempre opposto alla misura, dunque anche ratificare le modifiche verrebbe vissuto come una sconfitta politica. Donohoe ha scritto, in una lettera al presidente del Consiglio europeo Charles Michel: "Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto aggiornamenti regolari sul processo parlamentare in corso per la ratifica del trattato del Mes in Italia e attendiamo con impazienza la sua finalizzazione il prima possibile".
Donohoe ha anche sottolineato che "in seguito alla ratifica del trattato, saremo anche in grado di riflettere collettivamente sul ruolo e sugli strumenti futuri del Mes". Più volte Giorgia Meloni ha detto che il Mes non andrebbe ratificato adesso perché la situazione internazionale è cambiata rispetto a quando è stata discussa la sua ultima modifica. Nicola Danti, eurodeputato di Italia viva e vicepresidente di Renew Europe, ha commentato: "Il tempo a disposizione per Giorgia Meloni in Europa sta per finire, se non approva la riforma del Mes entro fine dell'anno saranno guai seri. Lo si evince chiaramente dalle parole di Paschal Donohoe. La politica al rialzo tentata dalla destra ha solo ulteriormente screditato la credibilità del governo italiano".
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, non si è espresso su cosa deciderà la maggioranza quando il Mes tornerà in Aula: "Lavoriamo sempre con la coalizione, la coalizione deciderà insieme. Però mi pare che domani ci sia il Consiglio europeo, c'è la guerra in Medio Oriente, una situazione incandescente e stiamo a pensare al Mes…".
In Senato, proprio parlando del Consiglio europeo dei prossimi giorni, il leghista Claudio Borghi ha ringraziato Meloni: "Nonostante pressioni incredibili per la firma del Mes lei è riuscita a resistere. È un grosso motivo d'orgoglio, su questa questione paghiamo la firma di Conte, ma restiamo attenti. Non accettiamo accordi tanto per fare un accordo".
Diversi parlamentari dell'opposizione, invece, hanno sottolineato che il tempo scarseggia. Per il Pd è intervenuto il capogruppo in commissione Politiche europee a Montecitorio, Piero De Luca: "Abbiamo ormai raggiunto il punto di non ritorno. Siamo l'unico Stato a non aver ratificato la riforma e questo impedisce l'entrata in vigore della riforma stessa. Cos'altro deve succedere affinché questa maggioranza di destra e il governo Meloni tolgano il nostro Paese dall'imbarazzante e scomoda posizione di essere gli ultimi della classe? Il governo Meloni metta da parte almeno una volta la propaganda".
"Sul Mes Meloni non può più traccheggiare se non vuole danneggiare l'Italia", hanno detto Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi di +Europa. Mariastella Gelmini, portavoce di Azione, ha aggiunto: "L'Europa sollecita ancora una volta l'Italia sulla mancata ratifica del Mes, eppure Meloni in Aula al Senato non ne parla e la Lega plaude ‘alla resistenza del governo'. Mentre loro traccheggiano, i Paesi europei attendono delle risposte. Il tempo è scaduto".