Nel leggere il comunicato ufficiale diffuso nella giornata di ieri dal ministero dell'Interno avevamo sinceramente pensato si trattasse di una gaffe. In effetti, era abbastanza inusuale che il Viminale utilizzasse il termine "vu cumprà" per riferirsi ai venditori abusivi che frequentano i litorali italiani nei mesi estivi. Per la verità, qualche dubbio ci era venuto notando come il comunicato precisasse che la maggior parte di questi ambulanti fosse "extracomunitaria" (cosa c'entrerebbe non si capisce bene, dal punto di vista del "reato" specifico). Per dire:
Lo Stato scende in campo, in estate, per la prevenzione e il contrasto dell'abusivismo commerciale e della contraffazione. Con l'operazione ‘Spiagge sicure', i turisti, i nostri cittadini, potranno tranquillamente trascorrere le loro giornate in spiaggia, senza la processione dei ‘vu' cumprà', prevalentemente extracomunitari, dediti al commercio abusivo di prodotti di provenienza illegale
Invece nulla, era proprio un virgolettato di Angelino Alfano. Il quale oggi, dopo aver attaccato a testa bassa il "totem" dell'articolo 18 (una discussione che ci mancava, un po' come quella sulle 35 ore, sulla scala mobile o sullo spread), non si è lasciato sfuggire l'occasione per ripetere e rilanciare: il problema sono i "vu cumprà", gli ambulanti, in larghissima maggioranza extracomunitaria, che popolano le nostre spiagge e tolgono sonno, riposo e soldi ai turisti.
Le polemiche sono state immediate anche perché, a dirla tutta, il leader del Nuovo Centro Destra sembra mettercela tutta per collezionare gaffe o rimanere vittima di equivoci, malintesi e confusione. Ecco, fermo restando la singolarità di una "direttiva spietata" l'undici di agosto, ciò che Alfano sottovaluta è proprio il "problema" comunicativo. Non ha senso discettare sulla possibilità di utilizzare la locuzione "vu cumprà" (cercando conforto in qualche vocabolario, magari), proprio perché un ministro dell'Interno dovrebbe aver chiaro il concetto di "opportunità". In quella che è e resta una delle più avanzate democrazie del pianeta, il ministro dell'Interno dovrebbe conoscere la differenza fra un termine dal chiaro richiamo razzista ed un sostantivo "colorito"; dovrebbe magari capire che la tutela della diversità (ammesso che ci sia, ma il discorso è lungo) passa non dall'omologazione culturale ma dal "rispetto", dal rifiuto alla catalogazione. È un problema "anche" di linguaggio. E il linguaggio di Alfano è avvilente.
Ps: per una volta poi, qualche membro del Governo potrebbe anche rinunciare all'annuncio a sorpresa, allo spot, alla propaganda. Tanto più se, come scrive Bracconi, c'è chi, come Alfano "per ansia da prestazione o calura di mezzo agosto, per essere come tutti gli altri si mette in bocca un (brutto) termine in disuso da almeno quindici anni. Sfiorando il razzismo ma restando in mezzo al guado, tra retro’ e politcally uncorrect".