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Elezioni politiche 2022

Perché Conte ha detto no al terzo mandato per i big del Movimento 5 stelle

Il limite dei due mandati è il totem perfetto per il riposizionamento del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Che si è dovuto arrendere al volere di Beppe Grillo per tre ragioni.
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La conferma è arrivata direttamente da Giuseppe Conte: il limite del doppio mandato non si tocca, non ci saranno deroghe per i big del Movimento 5 stelle. Con un breve comunicato, il capo politico dei grillini ha ufficializzato il no a deroghe alla “regola che il Movimento si è imposto dalla prima ora come forma di garanzia affinché gli eletti possano dedicarsi al bene del Paese, senza lasciarsi distrarre dai propri destini personali”. Una decisione che era nell’aria da tempo, ma che arriva dopo mesi e mesi di polemiche, indecisioni e contraddizioni, tra gli applausi dell’ala grillina oltranzista e le perplessità di chi aveva scommesso sulla possibilità di ottenere un nuovo incarico in Parlamento.

A pochi giorni dalla presentazione delle liste per le politiche del 25 settembre, dunque, arriva l’esclusione dalle candidature per tanti volti noti del partito, tra cui anche rappresentanti istituzionali di primissimo piano, come il Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, e personalità che nelle ultime settimane avevano guadagnato grande centralità nelle dinamiche interne al Movimento. Anche per questo, non si è trattato di una decisione semplice, con Conte che si era più volte detto disponibile a premiare con un terzo mandato coloro che si erano distinti in modo particolare in questi anni in Parlamento. Il precedente del “mandato zero”, poi, sembrava indicare un epilogo diverso per la querelle: in tanti, parlamentari compresi, erano convinti che alla fine si sarebbe trovata una soluzione.

La rigidità di Beppe Grillo e il nuovo quadro politico hanno però cambiato tutto. Banalmente, Giuseppe Conte si è trovato nella posizione di non poter fare diversamente, per diverse ragioni. In primo luogo, non poteva permettersi di rompere con Grillo, soprattutto nell’ipotesi molto probabile di dover andare da solo alle elezioni. Se corsa solitaria deve essere, spingevano i fedelissimi del garante, che almeno lo sia nel solco dello “spirito originario del Movimento”, con una piattaforma politica radicale e con un posizionamento da “contestazione sistemica” (che magari possa convincere anche Alessandro Di Battista a dare una mano). È già nelle parole di Conte: “Ci aspetta una campagna elettorale molto dura. Ci hanno spinto fuori dal Palazzo. E lo hanno fatto con astuzia, tentando pure di attribuircene la colpa”. Il limite dei due mandati è il totem perfetto per questo riposizionamento: la politica come servizio, non come professione, nell’ambito di un’idea di partecipazione dal basso che rende quasi interscambiabili/superflui i parlamentari. In quest'ottica, anche la critica principale, ovvero la perdita di esperienza e competenza, non ha ragion d'esistere: contano programmi, principi e prassi, non qualità e aspirazioni individuali.

Dopo aver rinnegato tutto, cambiato idea su questioni essenziali, essersi prestati a giochetti e compromessi, finendo a braccetto con chiunque, l'ultimo bastione è il doppio mandato: ora che i giochi sono fatti, non c'è motivo di rinunciarvi. Le defezioni di alcuni esponenti storici, oltre che di figure riconoscibili dall'elettorato, sono un rischio che il capo politico dei 5 stelle e il suo staff sono disposti a correre.

Un ritorno alle origini o quasi, che ha anche un’altra funzione chiarissima: sabotare la scissione di Luigi Di Maio. L’ex prodigio del grillismo sarà il nemico numero uno, almeno nella lettura dei fedelissimi di Conte: con la decisione sul secondo mandato, si proverà raccontare il suo movimento come un contenitore buono solo per garantire poltrone e nomine. Del resto, con l’addio alla maggioranza, non c’è nemmeno l’esigenza di prevenire ulteriori fuoriuscite dal gruppo parlamentare.

Siglare una tregua con Grillo, provare a recuperare il voto antisistema, danneggiare gli scissionisti: anche in questo caso, Conte non aveva scelta.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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