
Dopo aver gioito per l'affossamento del ddl Zan perché (tra le altre cose) introduceva una giornata contro l'omotransfobia da celebrare anche a scuola, il "popolo della famiglia" presenta un libricino da distribuire proprio nelle classi dal titolo Educazione all'Affettività, un patto di alleanza tra scuola e famiglia. Un testo, redatto dall'Associazione Family Day, che si dà l'obiettivo di contrastare l'arrivo delle presunte teorie gender nelle scuole, sottolineando le distinzioni tra maschi e femmine e rifiutando l'educazione di "tematiche con alto tasso di contrapposizione e non condivisione, come quella inerente l'identità di genere" che "non dovrebbero trovare posto nelle scuole". Si tratta, spiegano nel libricino, di un approccio "necessario per evitare derive dirigistiche, inaccettabili perché proprie di stati etici e totalitari".
Dall'evento di presentazione svoltosi in Senato, il leghista Simone Pillon afferma: "La disforia di genere è una patologia, è un problema, è un disturbo serio. Ma i ragazzini, i bambini, le bambine.. i nostri figli, meritano la massima attenzione, meritano le migliori cure, i migliori trattamenti e soprattutto meritano di non essere trattati come cavie, come oggetti da laboratorio, come topi su cui fare esperimenti ideologici prima che scientifici". E ancora, tornando sull'affossamento in Senato del disegno di legge contro l'omotransfobia: "Se c'è una teoria sballata che dal Nord America ci impone di dire che maschi si è in base alla propria autopercezione, io credo che abbia fatto bene la politica a dire no proprio in queste aule. Si è detto no all'autopercezione del sesso, perché il sesso è una realtà naturale che nessuno di noi può cambiare".
Pillon a Fanpage.it: "Mascolinità e femminilità non sono scelte"
Ai microfoni di Fanpage.it, il senatore Pillon parla anche di un problema di "scivolamento ideologico che mira ad imporre ai ragazzi l'idea che la mascolinità e la femminilità non siano caratteristiche della persona, ma siano scelte". Per poi fare riferimento a "una serie di follie, dall'asterisco per chiudere le parole, alla schwa, fino all'uso degli spogliatoi da parte di persone che si autopercepiscono come maschi o come femmine". E infine, sulla disforia di genere, affermare: "È un disagio che merita di essere trattato in modo adeguato. Deve essere trattata con le modalità che io non conosco perché non faccio il medico, faccio l'avvocato e il senatore, però deve essere trattata. Quello che so è che i trattamenti cosiddetti affermativi che portano interventi chirurgici su minorenni sono qualche cosa di barbaro che in alcuni Paesi viene ormai considerato abuso su minori".
Che cos'è la disforia di genere
Di disforia di genere parla anche il testo che il popolo della famiglia vuole distribuire nelle scuole, citando alcuni studi e ipotizzando che "le condizioni di disagio o disturbo di identità di genere dovrebbero essere incentrate sul trattamento del ‘distress cronico', piuttosto che sulla riassegnazione sessuale", anche perché "il 98% dei bambini ‘gender confused' e l'88% delle bambine quando approdano in età giovanile / post adolescenziale accettano il proprio sesso biologico", come spiegato – si legge nel testo – dal DSM-5.
Facciamo un passo indietro per comprendere a fondo di cosa si stia parlando, che cosa sia la disforia di genere e le pratiche di riassegnazione sessuale. Nel libretto del Family Day un'intera scheda è dedicata al GID, il Gender Identity Disorder (disturbo dell'identità di genere, in italiano). La prima specificazione da fare è che questo termine non è corretto. È stato utilizzato fino al 2013, ma dismesso proprio con l'uscita in quell'anno del DSM-5, la quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali curato dall'APA, l'American Psychiatric Association. Ora l'incongruenza di genere, il non riconoscere il proprio genere nel sesso di nascita, è definita appunto come disforia di genere: si è deciso di togliere la parola "disturbo" proprio per lo stigma sociale che questo comporta.
Con disforia di genere ci si riferisce per la precisione un malessere e una condizione di ansia che l'individuo che non si riconoscere nel sesso di nascita può provare. Quindi, in effetti, una condizione che necessita trattamento (ma che non per forza è da riferire a ogni singola persona transgender). Trattamento che può corrispondere a terapie ormonali, interventi chirurgici e sostegno psicologico nel processo di transizione che porta alla piena esplicazione della propria identità di genere.

Cosa dice il libretto del Family Day
Nel testo redatto dal Family Day, però, si legge altro.
L'essere umano è essere sessuato in ogni sua cellula e la sessuazione biologica non riguarda soltanto gli organi genitali, ma l'intera costituzione fisica, caratteriale, emozionale ed affettiva della persona.
Oppure
È di tutta evidenza che le teorie conosciute come gender hanno a fondamento assiomi scientificamente non dimostrati.
Per quanto riguarda la sensibilizzazione anche nelle scuole rispetto a tematiche di genere (iniziative di cui parlava ad esempio il ddl Zan proprio per creare la consapevolezza necessaria a prevenire episodi di odio e discriminazione), il testo afferma:
- Sotto il profilo educativo il vero problema è rappresentato dalla sempre più diffusa difficoltà di ragazzi e ragazze in età adolescenziale a riconoscersi non tanto in un sesso o genere, quanto nelle loro concrete condizioni di vita. È per questo che vivono fasi di incertezza sulla propria identità, a volte anche per quanto riguarda il proprio orientamento sessuale. Questa situazione, che alcuni autori definiscono "liquidità provvisoria" e che non riguarda solo e/o principalmente aspetti relativi alla sessualità, non va esasperata bensì accompagnata con criteri educativi chiari e, nella maggioranza dei casi, al crescere dell'età si risolve evolvendo verso una posizione che accetta il principio di realtà: rispetto della natura e delle sue leggi, riconoscimento dei propri limiti. Anche l'obiettivo "buono" di contrastare odio e violenza, causa di tanta sofferenza nel mondo, non può essere raggiunto per altra strada, come è documentato dalle devastanti conseguenze del senso di onnipotenza che caratterizza l'inizio di questo millennio. Forgiare la natura come se fosse solo materiale inerte, unicamente seguendo il criterio del proprio desiderio / interesse, produce e produrrà sempre e solo danni, sull'ecosistema e soprattutto sull'uomo stesso e sulla società in cui siamo chiamati tutti a vivere.
- Precorrere e forzare, con percorsi educativi di sessualizzazione precoce, significa danneggiare.
- Presentare la sessualità come un vissuto puramente soggettivo o come un continuum fluido che sfugge ad ogni definizione rischia di essere per il bambino solo fonte di grande ansia e disagio.
Infine, il tutto viene ridotto a una minoranza. Transgender, identità non binarie, queer: secondo il Family Day si tratta di situazioni marginali, che quindi non giustificano un'educazione sul tema nelle scuole.
Va riconosciuto che singoli casi (numericamente esigui) devono essere adeguatamente affrontati come tali, evitando in ogni caso una generalizzazione inutile, dannosa per chi non si ritrova in quella specifica condizione. A questo riguardo è doveroso compiere un ragionamento non di carattere emotivo, ma di valore statistico. Non si può pensare di far passare una caratteristica peculiare di alcuni come una caratteristica generale della popolazione, costringendo così la generalità della popolazione ad assimilare categorie identitarie che nascono dagli orientamenti di quella che, nella realtà, a livello di numeri, rappresenta una minoranza esigua.
Infine, nel libro si legge:
Chi non accetta sé stesso, a partire dall'accettazione del proprio corpo, difficilmente accetterà l'altro e troverà quella felicità cui tutti aspiriamo, qualunque condizione essa significhi.
Parole come queste pronunciate nelle classi di fatto dicono agli alunni e agli studenti: se non ti identifichi in queste categorie, non sarai mai felice. Contando quanta sofferenza e disagio (soprattutto per mancanza di educazione sul tema!) possa creare, soprattutto tra i più piccoli, il non riuscire a riconoscersi in quelle etichette che vengono propugnate come assolute, affermazioni di questo tipo semplicemente non dovrebbero trovare spazio.
