Fuori dal tribunale appariva una scena campale: c'erano i suoi sostenitori con il rosario in mano, capeggiati dalla promotrice dell'iniziativa religiosa Angeli Ciconte che ci ha tenuto a dire che Salvini "prega come preghiamo noi", c'erano le sardine pronte a contestarlo, c'era uno stuolo di giornalisti tutti in fila. Matteo Salvini era a atteso in tribunale a Torino per vilipendio all'ordine giudiziario dopo la sua smargiassata con cui se la prendeva con i giudizi che avevano rinviato a giudizio alcuni ex consiglieri regionali leghisti in Piemonte tra cui il fedelissimo Edoardo Rixi: «Se so che qualcuno nella Lega sbaglia sono il primo a prenderlo a calci nel culo e a sbatterlo fuori. Ma Rixi è un fratello e lo difenderò fino all’ultimo da quella schifezza che è la magistratura italiana», aveva detto Salvini il 14 febbraio 2016 a un convegno della Lega a Collegno, prima di sfumare la sua affermazione (con il suo solito pentimento tiepido e tardivo) in un «ci sono tanti giudici che fanno benissimo il loro lavoro». Per onore di cronaca Rixi è stato condannato in primo grado a 3 anni e 5 mesi per peculato.
In tribunale però l'ex ministro dell'interno, quello che prende ogni processo "come una medaglia" anche se poi fatica a farsi processare, non si è visto: la sua avvocata Claudia Eccher aveva richiesto il legittimo impedimento (sì, sì, proprio quello che usava in scioltezza il prode Silvio Berlusconi) per una presunta riunione in Senato dei capigruppo sulla legge di bilancio. Il giudice Roberto Ruscello, dopo essersi ritirato in Camera di Consiglio, è stato netto: «non è stata accertata la sussistenza di un legittimo impedimento» ha detto il giudice in Aula, spiegando che al Senato risultava in programma la seduta della commissione bilancio di cui Salvini non fa parte e proseguendo poi con l'interrogatorio di alcuni dirigenti della Digos e con la proiezione del filmato in cui Salvini pronuncia le parole incriminate.
Ma c'è un aspetto curioso, in tutto questo: mentre l'avvocata di Salvini chiedeva il legittimo impedimento per improrogabili impegni politici a Roma l'ex ministro dell'interno era invece in Emilia Romagna, da dove è partito verso mezzogiorno dalla stazione di Bologna. Alle 11 e 57 sul suo account twitter ha pubblicato una foto in attesa del treno: «Qui stazione di Bologna, si riparte verso Roma (adoro il treno!) e leggo un po' di vostri commenti e messaggi, grazie di esserci sempre». A proposito di impedimenti legittimi.
In sostanza si potrebbe dire che Salvini ancora una volta è fuggito da un processo (questa volta il ministro alla giustizia Bonafede ha firmato l'autorizzazione a procedere) giustificandosi con una scusa non ritenuta accettabile dal giudice. Non male per quello che vorrebbe rivendersi come l'uomo senza paura e senza macchia che si dichiara sempre pronto ad affrontare, se non addirittura a sfidare, la giustizia. I recitatori del rosario a suo sostegno hanno incassato l'assenza con eleganza: «ci avevano detto che Salvini doveva restare in parlamento per fare il suo dovere, se è altrove a noi non interessa, la preghiera supera i chilometri e noi siamo vicini a lui qualsiasi cosa stia facendo. Non siamo qui per farci vedere con lui, ma sostenerlo – spiegano a Repubblica – Salvini ci ha detto di andare avanti». Avanti così.