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Il leghista Claudio Borghi: “Uscita dell’Italia dall’Euro risolverebbe molti problemi, ma non c’è nel contratto di governo”

Il neo-presidente della Commissione Bilancio alla Camera, il leghista Claudio Borghi, spiega che l’uscita dall’Euro sarebbe un toccasana per l’economia italiana ma la misura non è prevista dal contratto di governo siglato da Lega e M5S: “Mi rendo conto che si tratta di un processo difficile e che bisogna avere una maggioranza in Parlamento che oggi non c’è. L’uscita dall’euro, infatti, non è nel contratto di governo. E non era nemmeno nel programma del centrodestra, perché Forza Italia non era d’accordo”.
A cura di Charlotte Matteini
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Claudio Borghi, Lega Nord
Claudio Borghi, Lega Nord

Per il neo-presidente della Commissione Bilancio della Camera, il leghista Claudio Borghi, l'uscita dall'Euro non è prevista per l'Italia perché non inserita nel contratto di governo siglato dal Carroccio e dal Movimento 5 Stelle, ma sarebbe in realtà auspicabile. In un'intervista concessa al Corriere della Sera, Borghi innanzitutto contesta il legame tra la sua elezione a presidente della Commissione Bilancio e la salita dello Spread: "Leggo che lo spread sarebbe tornato a salire perché io e Alberto Bagnai siamo stati eletti presidenti delle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Ma andiamo, su. Mi pare la versione moderna di quel vecchio detto ‘Piove, governo ladro'. Anzi: piove, presidenti di commissione ladri". Lo spread in realtà sarebbe in aumento "perché sembra possibile un accordo tra Francia e Germania sulle procedure di ristrutturazione del debito della zona euro. E questo sarebbe pericoloso per l’Italia. Avremmo un Fondo monetario europeo che finirebbe per essere una specie di Trojka obbligatoria. Questo è il rischio, questo è il motivo per cui lo spread è tornato a salire. Se la saldissima zona euro trema perché io e Bagnai siamo stati eletti presidenti della commissioni c’è davvero da preoccuparsi". 

«Rottamare l’Euro — scrive Borghi nell’introduzione del suo volume — non è una scelta: questo sistema è destinato inevitabilmente a finire, l’unico dubbio è quando». Presidente, ma davvero con lo spread non c’entra nulla il fatto che lei sia dichiaratamente euroscettico?
«Io sono e resto convinto che per l’Italia il recupero della sovranità monetaria sarebbe positivo per la soluzione di tanti problemi».

Non mi pare un dettaglio.
«Aspetti. Ma mi rendo conto che si tratta di un processo difficile e che bisogna avere una maggioranza in Parlamento che oggi non c’è. L’uscita dall’euro, infatti, non è nel contratto di governo. E non era nemmeno nel programma del centrodestra, perché Forza Italia non era d’accordo».

Ma se in futuro la Lega dovesse presentarsi da sola alle elezioni l’uscita dall’euro sarebbe nel programma oppure no?
«Noi ci presenteremo a ogni elezione spiegando quali sono, secondo noi, le cose migliori da fare. Poi, come sempre, tutto dipende dai numeri che hai in Parlamento».

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