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Il Governo vuole rivedere anche le concessioni tv di Mediaset?

“I beni veri dello Stato non sono gli immobili di cui si parla sempre. Sono le concessioni: quanto prende lo Stato dall’acqua minerale che compriamo a 2 euro a bottiglia? Quanto dal metano sotto terra o dalle concessioni televisive?” Con queste parole Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, apre un nuovo fronte di scontro tra maggioranza e Forza Italia: a rischio le concessioni Mediaset?
A cura di Redazione
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Mentre non accennano a placarsi le polemiche per la decisione del Governo Conte di avviare la procedura per la caducazione della concessione ad Autostrade per l’Italia, una nuova burrasca potrebbe addensarsi sui rapporti fra Lega e Forza Italia. Tutto nasce dall’intervista al Corriere della Sera di Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio in quota leghista, in cui si affronta la questione del “destino” dei beni dello Stato. Spiega Giorgetti: “I beni veri dello Stato non sono gli immobili di cui si parla sempre. Sono le concessioni: quanto prende lo Stato dall’acqua minerale che compriamo a 2 euro a bottiglia? Quanto dal metano sotto terra o dalle concessioni televisive? Quanto dall’etere in cui viaggia il segnale dei telefonini? Io credo che lo Stato debba fare periodiche valutazioni. E poi, scegliere per il meglio”.

Stando ad alcune indiscrezioni pubblicate dal FattoQuotidiano, dietro le parole di Giorgetti ci sarebbe la volontà di ridiscutere la durata delle concessioni e la tassazione delle stesse, che dovrebbe avvenire sia per i grossi player che per e piccole emittenti. Ovviamente sotto la lente di ingrandimento finirebbe proprio Mediaset, che in passato ha beneficiato di sostanziosi sconti soprattutto per quel che concerne i pacchetti relativi al digitale terrestre. Tra le altre cose, la polemica nasce proprio mentre il Ministero dello Sviluppo Economico si appresta a organizzare le procedure di gara per l’assegnazione e le regole di utilizzo delle frequenze pioniere in banda 700 Mhz, 3.6-3.8 Ghz e 26.5-27.5 Ghz. Aste che si annunciano particolarmente complesse e che dovrebbero portare nelle casse dello Stato una cifra vicina ai 3 miliardi di euro (circa un miliardo già nel 2018).

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