Il governo vuole ridurre l’isolamento per i positivi al Covid: le ipotesi sul tavolo
Il governo ha intenzione di rivedere la norma sull'isolamento dei positivi Covid. Lo ha annunciato durante la conferenza stampa di lunedì il nuovo ministro della Salute Orazio Schillaci.
Rispetto alla eventuale riduzione del periodo di isolamento, che per ora ha una durata di 5 giorni, il ministro ha precisato: "Stiamo lavorando e oggi (lunedì ndr) abbiamo avuto le prime riunioni scientifiche con Istituto superiore di sanità, Aifa ed esperti. Vediamo l'evoluzione del quadro epidemiologico e ogni decisione verrà presa solo nell'interesse dei pazienti".
Il ministro non ha specificato le modalità di intervento da parte del governo, ma è probabile che la regola venga ‘ammorbidita'. Le ipotesi sul tavolo, a quanto si apprende, potrebbero essere due. Al momento funziona così: chi scopre di essere positivo può uscire da casa dopo 5 giorni se ha un tampone, antigenico o molecolare, negativo, ma solo se asintomatico da almeno 2 giorni. In caso di positività persistente, si legge sul sito del ministero, si può finire l'isolamento al termine del quattordicesimo giorno dal primo tampone positivo, a prescindere dall'effettuazione del test. L'intenzione del governo è quella di allentare la misura, prevedendo per esempio la possibilità di fare un tampone dopo un solo giorno senza in sintomi del Covid.
Un'altra ipotesi è quella di autorizzare il tampone in qualsiasi momento dall'inizio dell'infezione, indipendentemente dalla scomparsa o meno dei sintomi della malattia. La quarantena per chi entra in contatto con un positivo invece non è più in vigore da mesi: dal 30 marzo 2022 infatti chi entra in contatto con persone positive deve osservare il regime dell’autosorveglianza, e cioè ha l'obbligo di indossare mascherine di tipo FFP2, al chiuso o in presenza di assembramenti, fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto.
I medici di famiglia sono preoccupati però dalla possibilità che i positivi possano circolare liberamente, in assenza di un tampone. La perplessità è legata al fatto che molti malati fanno i tamponi a casa e dunque il tracciamento è sempre più complicato: "In questo momento il problema è il numero di contagi che non vengono rilevati, una parte delle positività non sono tracciate, i pazienti fanno i tamponi da sé e non vengono calcolati. In assenza di dati scientifici ridurre la quarantena mi sembra rischioso, soprattutto in un periodo come questo in cui sosteniamo che la mascherina va mantenuta anche per altri motivi. La mia raccomandazione a tutti i cittadini che hanno sintomi di malattie respiratorie è di portarla, perché è l'unico modo di ridurre il contagio", ha detto Silvestro Scotti, segretario della Federazione italiana medici di Famiglia (Fimmg).
Scotti ha sottolineato che per ora sulla questione della riduzione del periodo di isolamento i medici di base non sono stati interpellati. "Si può pensare di ridurre il periodo di isolamento ma la misura va associata a dei dati scientifici e comunque il positivo asintomatico deve indossare la mascherina fino alla negatività", ha aggiunto.