Il governo vuole cambiare le “regole d’ingaggio” per i medici di base
Bisogna "rivedere le regole di ingaggio" per i medici di base e sviluppare maggiormente la medicina territoriale per rilanciare il Servizio sanitario nazionale. Lo ha detto il ministro della Sanità, Orazio Schillaci, intervenendo in audizione davanti alla commissione Affari sociali della Camera. "Negli anni il nostro Paese ha avuto una visione ospedalo-centrica che non ha fatto sviluppare bene la medicina territoriale. Io non sono per una visione ospedalo-centrica, credo anzi che la medicina territoriale sia fondamentale", ha detto il ministro, spiegando però che per rafforzare quest'ultima sia fondamentale "rivedere bene il contributo dei medici di base" perché "nessuna vera riforma sanitaria può avere speranza se non si rivede ciò che fanno i medici di base" e "quelle che sono le regole di ingaggio".
Schillaci ha sottolineato che il suo non è un discorso di tipo contrattuale: "Non ne faccio un problema di tipo di contratto, mi appassiona poco il fatto che diventino dipendenti del sistema sanitario regionale o rimangano libero professionisti, mi interessa molto però che i medici di base diano un effettivo contributo orario all'interno del Servizio sanitario regionale e che questo avvenga in particolare all'interno delle strutture che saranno deputate ad assicurare la medicina territoriale".
Secondo il ministro il tema della sanità territoriale e quello della medicina generale si collega direttamente a quello dei pronto soccorso: "Il pronto soccorso rappresenta in ogni ospedale anche il biglietto da visita che la struttura offre ai cittadini che si rivolgono alla sanità pubblica. Proprio su questo luogo bisogna mettere grande attenzione, ma non possiamo cambiare in meglio l'offerta che si fa se non cambiamo a 360 gradi quella che è l'organizzazione attuale della sanità. Di fatto arrivano al pronto soccorso troppe persone che avrebbero bisogno di cure che possono essere erogate in altre situazioni". Schillaci ha aggiunto che "i pronto soccorso possono rappresentare la punta dell'iceberg di quelli che possono essere i malesseri della sanità pubblica", per poi ribadire che il governo ha intenzione rivolgere tutta la sua attenzione al problema.
Infine ha parlato anche della grossa difficoltà legata alla carenza di personale. La carenza di medici, ha spiegato, sarà acuita nei prossimi tre o quattro anni dalla quantità di pensionamenti in calendario: occorre affrontarla da un lato fronteggiare il fenomeno dei gettonisti e dall'altro lavorare per l'inserimento a pieno titolo nel Ssn degli specializzandi. "Lo scorso anno nel decreto Bollette abbiamo cercato in maniera molto chiara di mettere via i medici gettonisti dal sistema sanitario nazionale. Perché è l'unico modo per far sì che poi quei medici magari rientrino con condizioni diverse e più giuste all'interno dell'Ssn. La carenza dei medici va anche affrontata dando un maggior spazio e una maggiore dignità professionale agli specializzandi: prima del Covid erano 5.000 l'anno, adesso siamo arrivati ad averne addirittura 15.000. All'interno di questo noto con grande dispiacere da medico che molte borse non vengono occupate", ha detto Schillaci.
Per poi concludere: "Se non mettiamo forze nuove dentro il Servizio sanitario nazionale e non assumiamo medici e personale è difficile pensare che possa continuare a offrire ciò che offre, come fa tra mille problemi. Ciò si collega a punto che mi sta molto a cuore: il vincolo assunzionale sui tetti di spesa. Ci sto lavorando dal primo giorno che sono diventato ministro. L'ho dichiarato e sono fortemente convinto che entro l'anno dopo 17 anni – perché il tetto di spesa risale al 2007-riusciremo a superarlo e questo è il risultato più importante".