Andiamo con ordine, anzi no. Partiamo però da quanto successo nei giorni immediatamente successivi al 16 maggio, quando nell'entourage di Berlusconi è cominciata a farsi strada l'idea che probabilmente la linea dura dello "scontro ad ogni costo" con giudici, finiani, Quirinale, opposizione, media e società civile non fosse il sentiero giusto da percorrere. A pesare era il timore, poi concretizzatosi, di clamorose ed impensabili fino a qualche mese prima sconfitte alle amministrative di Napoli e Milano, per di più con un referendum alle porte e con lo spettro della recrudescenza di una gravosa crisi economica.
Da quel momento, salvo sporadiche esternazioni seguite da repentine smentite, la linea della maggioranza è sembrata sempre più pacata, quasi conciliante, con il Cavaliere ridotto ad un triste e significativo silenzio. Certo, in mezzo una spruzzatina di Borghezio, un paio di insulti random (con l'ormai storico fuorionda tremontiano contro Brunetta), qualche mugugno leghista, ma tuttosommato i tempi della magistratura come "cancro", del disegno eversivo e dell'opposizione comunista ed illiberale sembravano solo un ricordo. Poi, invece, qualcosa è cambiato e, che siano stati i giorni "intensi e perigliosi" del varo della manovra economica, la "fastidiosa" inchiesta sulla P4 ed il successivo sgambetto parlamentare sull'arresto di Alfonso Papa, oppure il sanguinoso risarcimento stabilito per il Lodo Mondadori, la sostanza non cambia. E così, alla prima occasione (la seconda, considerando il tentativo poi immediatamente abortito di differire il risarcimento alla Cir), il Cavaliere ha piazzato due fedelissimi su due poltrone cruciali per il prosieguo della legislatura.
Ma soprattutto ha piazzato due esponenti dell'area "massimalista" (usando un termine forse inappropriato ma che rende l'idea), due veri e propri falchi che fanno parte dell'entourage berlusconiano sia pure con storie opposte e percorsi diversi. E in tal senso la nomina di Nitto Palma come successore di Alfano non poteva cadere in un momento meno significativo, con la discussione sul cosiddetto processo lungo che contribuirà a fa sì che i berluscones scoprano definitivamente le carte, evidenziando un "ritorno alle origini" del resto già abbastanza palese dopo la vicenda Papa e la forzatura sulla questione dei Ministeri al Nord. Ed infatti, subito dopo aver stigmatizzato il "persistere del clima di scontro" sia tra politica e magistratura che all'interno del Parlamento, il neo – ministro ha tranquillamente avallato l'ennesimo ricorso alla fiducia per quanto concerne la discussione parlamentare del ddl sui tempi del dibattimento, appunto sul cosiddetto processo lungo. Un ritorno ai vecchi modi che aspetta solo la consacrazione definitiva da qualche dichiarazione ad effetto del finora taciturno Berlusconi, del resto forte di una maggioranza sempre più ampia alla Camera e aiutato indirettamente anche dalle ambasce di un Partito Democratico alle prese con la nuova questione morale, dalle "indecisioni" di Nichi Vendola e da un'Italia dei Valori in piena involuzione. Insomma, quello che fino a pochi mesi fa sembrava un Presidente del Consiglio sul viale del tramonto politico, di colpo sembra aver ripreso il comando delle operazioni e, c'è da giurarci soprattutto considerando la contemporanea (e spesso sottovalutata) crisi economica, quello che ci aspetta è davvero un autunno rovente…