Il governo sistema il pasticcio acconto Irpef con un decreto, cosa cambia per la dichiarazione redditi

Dopo settimane di polemiche e attese, il governo Meloni ha approvato in Consiglio dei ministri un decreto legge che interviene sulla controversa norma sugli acconti Irpef. Questa prevedeva che, nella dichiarazione dei redditi di quest'anno, per calcolare l'acconto Irpef si tenesse ancora conto delle vecchie aliquote, quelle in vigore fino al 2023. Di conseguenza, molti contribuenti si sarebbero trovati con un debito maggiore nei confronti del Fisco, oppure con un credito più ridotto. In ogni caso avrebbero perso soldi, che si sarebbero visti restituire solo nel 2026. Dopo la denuncia della Cgil, che aveva segnalato il problema quasi un mese fa, e dopo numerosi rinvii nelle scorse settimane, ora il governo è intervenuto ufficialmente, in tempo per l'arrivo delle dichiarazioni precompilate per il 730.
"Il Consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento per chiarire le regole sulla determinazione degli acconti Irpef 2025. La nuova disposizione conferma che i lavoratori dipendenti e i pensionati senza redditi aggiuntivi non dovranno versare alcun acconto Irpef per il 2025, evitando così qualsiasi aumento del carico fiscale", ha spiegato il viceministro dell'Economia Maurizio Leo in una nota. Il decreto "si è reso necessario", ha detto Leo, "per correggere un difetto di coordinamento tra il decreto legislativo del 2023, attuativo della delega fiscale, che prevedeva per il solo 2024 la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre e la legge di bilancio 2025 che ha reso strutturale la predetta riduzione di aliquote".
Il problema infatti era questo. Nel 2023 il governo Meloni aveva varato una riforma dell'Irpef, portando le aliquote da quattro a tre: il 23% fino a 28mila euro, il 35% tra 28mila e 35mila euro, e il 43% sopra i 35mila euro. Solo che questa modifica doveva durare un solo anno. Perciò, nella riforma si specificava: dal 2025 si tornerà a calcolare l'acconto Irpef con il vecchio sistema. A fine 2024, però, la legge di bilancio ha reso ‘strutturale', quindi permanente, la nuova Irpef a tre aliquote. Ma quel vecchio passaggio sull'acconto Irpef non è stato cancellato, fino a oggi.
Il governo inizialmente aveva sminuito il problema, dicendo che avrebbe riguardato poche persone e che comunque non era un grosso problema perché i soldi sarebbero stati restituiti l'anno successivo. Poi però la pressione politica sul tema è aumentata. Concretamente, secondo i calcoli del sindacato, chi guadagna circa 18mila euro avrebbe dovuto pagare poco meno di 70 euro non dovuti. Con un reddito di 27mila euro si sarebbe potuti arrivare fino a 240 euro.
Il viceministro Leo ha detto che l'obiettivo è "tutelare i contribuenti e garantire una corretta applicazione della riforma fiscale". Per questo il passo indietro del governo è arrivato "in tempo utile per assicurare che non vi siano errori nei prossimi versamenti o nella compilazione delle dichiarazioni dei redditi". A breve, infatti, l'Agenzia delle Entrate diffonderà le dichiarazioni precompilate per il 730. A questo punto, poiché il decreto entrerà in vigore appena pubblicato in Gazzetta ufficiale, non dovrebbero esserci problemi e le precompilate dovrebbero calcolare l'acconto Irpef sulla base delle attuali tre aliquote, facendo risparmiare diversi contribuenti.