Il governo si spacca sul Pnrr, la Lega chiede di rinunciare a parte dei fondi ma Meloni dice di no
"Forse sarebbe il caso di valutare di rinunciare a una parte dei fondi a debito" del Pnrr. Con queste parole Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, ha aperto uno strappo nella maggioranza che sostiene il governo Meloni. Il ragionamento di Molinari, intervistato da Affari italiani, è che bisognerebbe "ridiscutere il piano con la Commissione europea", come il governo ha dichiarato di voler fare. Ma una volta chiariti gli obiettivi, "o si cambia la destinazione dei fondi o spenderli per spenderli a caso non ha senso". Per questo, forse l'Italia dovrebbe rinunciare a una parte dei 192 miliardi di euro del Pnrr.
Molinari è stato conciliante nei toni, ricordando che "Giorgia Meloni ha già rassicurato sulle paure relative al blocco della terza tranche del Pnrr", per la quale "i soldi non sono a rischio", e che "il nuovo decreto Pnrr comunque prevede nuove procedure di sburocratizzazione". Tuttavia, le sue parole hanno segnalato l'insofferenza della Lega per i ritardi che si accumulano: "Il problema sono i vincoli di spesa e occorre chiedersi se serva veramente impiegare così tanti fondi su certe partite".
La risposta della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è arrivata dalla fiera internazionale Vinitaly di Verona ed è stata netta: "Non prendo in considerazione l'ipotesi di perdere le risorse del Pnrr". Al contrario, ha ribadito la leader di Fratelli d'Italia sostenendo la linea ottimista del governo, "prendo in considerazione l'ipotesi di farlo arrivare a terra in maniera efficace. Complessivamente il clima di collaborazione con l'Europa è ottimo", quindi "non sono preoccupata dai ritardi sul Pnrr, stiamo lavorando molto, non mi convince molto la ricostruzione allarmista".
Il chiarimento di Romeo (Lega): "Bisogna riflettere sulle opere inutili"
In serata è toccato a Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, andare in televisione per aggiustare il tiro delle dichiarazioni del suo omologo alla Camera: "Il mio collega Molinari", ha spiegato Romeo al Tg4, "ha messo in evidenza il fatto che essendo molte le risorse date dall'Ue a prestito, gli investimenti da fare devono essere su opere che producono economia per ripagare il debito. Quindi se ci sono opere inutili credo sia una riflessione che è necessario fare". Insomma, l'idea sarebbe stata quella di ritirare i fondi dai progetti del Pnrr che non "producono economia", perché non sono permettono di ripagare i soldi presi in prestito con il Piano.
Romeo ha continuato: "Il governo vuole spostare risorse da opere a rischio a opere certe. Quindi migliorando la struttura anche della pubblica amministrazione, siamo certi di riuscire a fare questa operazione". Resta il fatto che le parole di Molinari sono state la prima richiesta in assoluto da parte di una forza politica italiana, e tanto più di una che fa parte del governo Meloni, di rinunciare a una parte dei fondi del Pnrr perché gli obiettivi non sono raggiungibili. Negli ultimi giorni sono invece aumentate le pressioni di chi, come il presidente del Veneto Zaia, vuole togliere i fondi a chi "non li sa spendere".
Pd, M5s e Terzo polo compatti: "Governo in confusione, rinunciare al Pnrr sarebbe un disastro"
La situazione ha portato alle reazioni dell'opposizione: "Da giorni assistiamo sui giornali e in tv a continui scaricabarile sulle responsabilità dei ritardi che il percorso del Pnrr sta subendo nel nostro Paese. E oggi si aggiungono le ambigue e gravi parole del capogruppo della Lega Molinari", ha scritto il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, chiedendo che il governo si chiarisca in Parlamento.
Il Movimento 5 stelle ha commentato con il suo deputato Filippo Scerra: "La maggioranza è più confusa che mai sulla gestione dei fondi del Pnrr", mentre Carlo Calenda di Azione ha twittato: "Rinunciare ai fondi del Pnrr, come chiesto dalla Lega, non sarebbe solo un danno materiale per l'Italia, ma anche un irreparabile disastro reputazionale. Ci metterebbe nell'impossibilità di portare avanti qualsiasi progetto/richiesta in Ue con credibilità".