Il governo ritira l’emendamento sull’invio di armi all’Ucraina per tutto il 2023: farà un decreto
È stato ritirato l'emendamento dei relatori che chiedeva la proroga dell‘invio di armi in Ucraina per tutto il 2023. Il governo farà invece un decreto. La notizia arriva dopo la discussione alla Camera di diverse mozioni sulla guerra in Ucraina e sulla fornitura di armamenti a Kiev: Partito democratico, Movimento Cinque Stelle e l'alleanza di Verdi e Sinistra hanno chiesto alla maggioranza di fare un passo indietro, e così è stato. L'emendamento era stato presentato dai relatori nelle commissioni Esteri/Difesa e Sanità del Senato e riguardava il decreto Nato-Calabria. Subito aveva scatenato diverse polemiche da parte dell'opposizione, che lo avevano definito "uno schiaffo al Parlamento".
L'emendamento ritirato
Allo scoppio della guerra il Parlamento aveva dato il via libera al governo, in quel momento guidato da Mario Draghi, per il sostegno militare all'Ucraina, compreso quindi l'invio di diversi armamenti a Kiev. Un via libera che ha permesso anche al nuovo ministro della Difesa, Guido Crosetto, di annunciare un sesto decreto armi: l'ok del Parlamento copriva infatti tutte le forniture fino alla fine del 2022. Risulta quindi in scadenza tra un mese. La maggioranza aveva inserito una proroga per tutto il 2023, fino al 31 dicembre del prossimo anno, in un emendamento al decreto sulla "partecipazione di personale militare a iniziative Nato" e sulle misure "per il servizio sanitario della Calabria".
Di qui la critica delle opposizioni che oggi alla Camera hanno chiesto al governo un passo indietro. "C’è un decreto legge dove dentro ci sono le misure straordinarie per la sanità della Calabria, una proroga per alcune commissioni Aifa, e misure per personale alla Nato. E che fanno ? Ci mettono dentro la proroga per altri 12 mesi per le armi all’Ucraina. Uno schiaffo in piena regola al Parlamento", ha commentato il leader della Sinistra, Nicola Fratoianni.
La mozione della maggioranza
Pur ritirando l'emendamento, l'intento della maggioranza e del governo è comunque quello di proseguire con l'invio di armamenti a Kiev. Su questo verrà fatto un decreto ad hoc, ma intanto alla Camera è già stata presentata una mozione di maggioranza per proseguire nel sostegno militare all'Ucraina per tutto il prossimo anno. "La Camera impegna il governo ad assumere tutte le iniziative necessarie, sulla base di quanto concordato in ambito Nato e Unione Europea, per continuare a sostenere il popolo ucraino e per limitare gli effetti della crisi umanitaria in atto" e "a sostenere le iniziative normative necessarie a prorogare fino al 31 dicembre 2023 l'autorizzazione, previo atto di indirizzo delle Camere, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina nei termini e con le modalità stabilite dall'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14", si legge nel testo della mozione.
Sull'argomento oggi era intervenuto anche il titolare della Farnesina e numero due di Forza Italia, Antonio Tajani: "Sull'invio delle armi all'Ucraina c'è già una decisione del Parlamento, ulteriori decisioni verranno prese dal Parlamento, i partiti di maggioranza presenteranno un testo unitario a dimostrazione che c'è un governo e una maggioranza che sostiene i diritti dell'Ucraina: giustizia significa l'indipendenza del territorio ucraino", aveva detto arrivando alla ministeriale Esteri della Nato.
Il decreto su cui ragiona il governo
Anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, è intervenuto sulla questione sottolineando che il governo non si sia mai "nascosto sull'invio di invio armi all'Ucraina" e "il ministro Crosetto ha dato totale disponibilità a riferire alle Camere prima dell'invio, si tratta di prorogare una norma e l'emendamento era una scelta tecnica per rendere più semplice e veloce il deposito e garantire la conversione entro il 31 dicembre".
Ciriani poi ha aggiunto: "Se le opposizioni ci danno garanzie di convertire un decreto entro il 31 dicembre, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Difesa Crosetto, prenderà in considerazione la possibilità di un decreto. Il governo informerà sempre il Parlamento su quello che farà secondo la procedura già standardizzata". Per poi concludere specificando che il decreto in questione potrebbe arrivare sul tavolo del Cdm "questo giovedì o il prossimo, il calendario è molto affollato valutiamo la percorribilità di questa strada".