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Il governo recupererà solo la metà dei posti negli asili nido tagliati dal Pnrr

Il numero dei nuovi asili nido da costruire con il Pnrr e progetti collegati crolla di settimana in settimana: il governo ha promesso che avrebbe recuperato 100mila posti tagliati dalla Commissione Ue nella fase di revisione del piano, ma se andrà bene saranno la metà.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Le prospettive di nuovi posti negli asili nido, in Italia, peggiorano di settimana in settimana. La garanzia data all'Ue di raggiungere il 45% di copertura nella popolazione tra 0 e 2 anni entro il 2030 sembra una chimera, soprattutto con i nuovi tagli arrivati dall'ultima revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'esecutivo ha promesso che avrebbe compensato i numeri – ribassati quasi della metà – con un piano parallelo di investimento sugli asili nido, ma forse recupererà la metà, a sua volta, dei posti tagliati. Anche se, visto l'impegno preso dal governo per incentivare la natalità e invertire dei trend disastrosi, quella degli asili nido dovrebbe essere una delle priorità centrali per l'Italia del futuro.

L'obiettivo originario era di creare 265mila nuovi posti entro il 2026, poi la cifra è scesa a 250mila e – con l'ultima versione del Pnrr appena approvata dall'esecutivo di Bruxelles – è crollata a 150mila. Il problema cardine, che ha portato al generale processo di revisione del piano, è l'aumento dei costi per realizzare le strutture. C'è stato anche un tentativo di sostituire i posti tagliati con la riqualificazione di strutture già esistenti, bocciato – come era noto da tempo – dall'Unione europea.

Il governo ha promesso rapidamente che avrebbe recuperato quei 100mila posti ma, secondo delle fonti vicine al dossier citate oggi da Repubblica, se andrà bene si interverrà per garantire la metà dei posti. Il nuovo piano per gli asili nido riuscirà a garantire tra i 40mila e i 50mila posti, non di più. Il problema è che di bandi ancora non se ne vedono e la nuova corsa potrebbe anche escludere la clausola dei vincoli di destinazione, che prevede che il 40% delle risorse vada al Sud.

I sindaci chiedono che venga attivato il fondo da 900 milioni per le spese di gestione, che però è stato bloccato da Bruxelles, mentre un'altra ombra si allunga sulla realizzazione delle strutture: quella del personale. I sindacati avvisano: bisogna intervenire per sbloccare la situazione, altrimenti ci si troverà con degli asili nido nuovi di zecca, ma senza educatori.

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