Il governo prova ad accelerare sul Pnrr per non perdere fondi, l’Europa vuole una proposta in fretta
Il governo ora prova ad stringere i tempi sul Pnrr, ma i ritardi accumulati sono pesanti e il lavoro ancora da fare è tanto se si vuole rivedere quasi totalmente il Piano. Negli scorsi giorni, il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto ha chiesto ai tutti i ministeri di fargli avere in fretta delle risposte: una lista dei lavori che si possono ‘sacrificare' perché sono di difficile attuazione, quelli da spostare con scadenze più lunghe e quelli che invece, o perché sono cruciali o semplicemente perché sono fattibili, vanno portati avanti con il Pnrr.
Le lettere di risposta sono arrivate ieri, e adesso toccherà a Fitto cercare di fare una sintesi. L'obiettivo più o meno dichiarato è sempre lo stesso: eliminare un'enorme quantità di interventi minori, per concentrare più risorse sulle grandi imprese spostandoli sul piano RepowerEu (che ha una scadenza più lunga, al 2027) e sui fondi per la Politica di coesione (che possono essere usati fino al 2029). Insomma, spostare in avanti i termini per i progetti che non sono realizzabili nei tempi previsti dal Pnrr.
L'avviso della Commissione: "Via alla discussione il prima possibile, altrimenti fondi a rischio"
Per farlo, però, i margini sono stretti. In passato il governo si era impegnato a consegnare la lista completa di modifiche alla Commissione europea entro il 30 aprile, poi ha cambiato idea appoggiandosi sul fatto che l'unica scadenza formalmente vincolante è quella del 31 agosto. Ora, il piano di Fitto sarebbe di avere un elenco completo entro il mese di giugno. Anche perché le trattative con la Commissione europea non si prospettano semplici: basta guardare quanto stanno durando quelle per l'erogazione della terza rata del Piano, da 19 miliardi di euro, che è relativa alle scadenze di dicembre 2022 e non è ancora terminata.
Ieri, commentando le raccomandazioni della Commissione all'Italia, il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni ha detto: "Non bisogna guardare alle scadenze formali ma alla realtà, e la realtà indica che l’Italia dovrebbe chiedere una quarta tranche a giugno e una quinta a dicembre: per mantenere un tale ritmo occorre che la discussione sulle richieste di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza avvenga prima possibile, altrimenti le cose diventano difficili, se si vuole mantenere il ritmo stabilito". Insomma, anche le altre due rate del 2023 sono a rischio, per un totale di 34 miliardi di euro.
Fitto all'esame del Parlamento, poi le trattative con Bruxelles
La prossima settimana, il ministro Fitto è atteso dal Parlamento per la relazione semestrale sul Pnrr, anche in questo caso in ritardo. Qui ci sarà un confronto con l'Aula, dove le opposizioni da tempo chiedono che il governo renda conto dei progressi fatti. D'altra parte, è dall'inizio del suo mandato che l'esecutivo di Giorgia Meloni parla di revisionare il Pnrr, e a sei mesi dall'insediamento l'Italia si ritrova con l'acqua alla gola.
Nello scenario ideale prospettato da Fitto, come detto, il piano rivisto sarà pronto nei prossimi giorni e verrà presentato alla Commissione nel mese di giugno. Così le trattative avranno il via, e si potrà sperare di essere a buon punto alla fine dell'estate. Ma con Bruxelles ci saranno molti punti critici da trattare: tra questi, tutti gli obiettivi in ritardo per il 2023 – in totale sono 96 – di cui diversi in scadenza a giugno. Entro la fine dell'anno, poi, ci sono 69 scadenze, tra cui alcune che richiedono un forte sforzo amministrativo, come l'assegnazione di tutti i lavori pubblici per metropolitane, funicolari e piste ciclabili nelle città metropolitane.
Per affrontare questi problemi, come detto, la proposta dell'Italia sarà di ripensare a fondo il Pnrr e spostare diverse scadenze con il ‘trucco' di assegnarle ad altri fondi europei. Ieri, il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis non ha dato un messaggio rassicurante su questo aspetto: "È importante impegnarsi e assicurarsi che i Pnrr siano attuati correttamente", ha detto, "perché c’è la scadenza della fine del 2026. E direi che è molto improbabile che questa scadenza venga prorogata".