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Il governo prepara un maxi-emendamento per i medici, ma solo per le pensioni di vecchiaia

Il ministero dell’Economia riflette su come risolvere il problema delle pensioni dei medici, senza fare passi indietro clamorosi alla vigilia del parere della Commissione Ue sulla manovra.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Al ministero dell'Economia si cerca una soluzione sulle pensioni, ma il punto di caduta potrebbe essere molto meno rivoluzionario di quanto annunciato finora da vari esponenti della maggioranza. Il famoso articolo 33 della manovra, che prevede il taglio della pensione per alcune categorie di dipendenti pubblici – tra cui i medici – non verrà stralciato come lasciato intendere in un primo momento. Tra le varie ipotesi al vaglio di chi sta scrivendo il maxi-emendamento, annunciato ormai settimane fa, sta emergendo quella di un doppio canale: sì al passo indietro, ma solo per le pensioni di vecchiaia e solo per il 2024.

Il centrodestra continua a dire di essere a un passo dalla soluzione, ma se la Lega spinge per uno slittamento di uno o due anni, Fratelli d'Italia e Forza Italia preferirebbero l'esclusione dei soli medici. Con buona pace degli insegnanti di scuole dell'infanzia ed elementari. Alla fine, per trovare il bandolo della matassa, il ministro Giorgetti proporrà una soluzione molto più soft: in queste ore si parla di una modifica al testo che prevedrebbe il mantenimento delle stesse regole – escludendo quindi le penalizzazioni – nel 2024 per i soli dipendenti pubblici che andranno in pensione di vecchiaia a 67 anni di età anagrafica. Al di là delle categorie, quindi sia i medici che gli insegnanti, passando per ufficiali giudiziari e dipendenti degli enti locali. Insomma, tutti coloro che sono coinvolti nella riforma del governo Meloni.

Per tutti gli altri, invece, le penalizzazioni resterebbero. Chi ha maturato i requisiti per l'uscita anticipata, vedrebbe il ricalcolo sulla base dei nuovi coefficienti di rendimento. L'obiettivo del governo Meloni, alla fine, è sostanzialmente questo: chi lascia prima il lavoro paga. È lo stesso criterio di Quota 103, che arriva con un totale ricalcolo col contributivo per la prima volta nell'era quote, e che dovrebbe essere il fulcro della futura Quota 41.

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