Il Governo preferisce risparmiare su stipendi docenti invece di tenere aperte le scuole più a lungo
Quest'anno gli scrutini a scuola sono stati anticipati. La decisione del ministero dell'Istruzione è arrivata con un'ordinanza, che deroga al principio secondo cui gli scrutini debbano necessariamente essere svolti dopo la conclusione delle lezioni: secondo il provvedimento, firmato dal ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi lo scorso 17 maggio, gli "Uffici scolastici regionali sono autorizzati a prevedere la conclusione degli scrutini finali per le classi delle istituzioni scolastiche statali e paritarie del primo e secondo ciclo di istruzione entro il termine delle lezioni fissato dai calendari delle Regioni e delle Province autonome, fermo restando l’avvio degli stessi non prima del 1° giugno 2021".
In questo modo il governo intende agevolare il lavoro delle scuole in vista degli esami di Stato, permettendo anche agli istituti di programmare le attività del ‘Piano estate'. Gli esami di maturità iniziano il prossimo 16 giugno, e si concluderanno entro metà luglio. Se fossero slittati di un paio di settimane sarebbero proseguiti fino ad agosto, con il rischio di sovrapposizione con i test per le università straniere, in un periodo in cui tra l'altro le alte temperature metterebbero a dura prova gli studenti.
La norma per anticipare gli scrutini in realtà era già contenuta nel decreto Rilancio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 luglio 2020. All'articolo 231 bis si legge: "Al fine di consentire l’avvio e lo svolgimento dell’anno scolastico 2020/2021 nel rispetto delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, con ordinanza del Ministro dell’istruzione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono adottate, anche in deroga alle disposizioni vigenti, misure volte ad autorizzare i dirigenti degli uffici scolastici regionali" a "prevedere, per l’anno scolastico 2020/2021, la conclusione degli scrutini entro il termine delle lezioni".
L'idea di chiudere in anticipo con gli scrutini è però un'inversione a U: è esattamente l'opposto rispetto a quanto aveva promesso il governo nei mesi scorsi. Anche se le lezioni di fatto non termineranno prima del previsto, dopo tutte le ore in presenza che studenti e professori sono stati costretti a sacrificare, sarebbe stato logico aspettarsi che il ministero prendesse una decisione differente, per far recuperare ai ragazzi almeno una parte del tempo perso. Invece, dovendo chiudere le valutazioni prima del termine delle lezioni (la data precisa cambia da Regione a Regione, si va dal 5 al 16 giugno) gli studenti non potranno farsi interrogare fino all'ultimo giorno utile, ed è facile prevedere che la loro attenzione in classe diminuisca ben prima della campanella finale. Anche perché in questa settimana le attività didattiche subiranno già un arresto, con la festa della Repubblica il 2 giugno. Invece di concedere ai ragazzi delle ore in più per recuperare eventuali lacune è stato di fatto sottratto loro del tempo per studiare.
Cosa dicevano Azzolina e Draghi sul prolungamento del calendario
Eppure era stato proprio il presidente del Consiglio Draghi, già durante le consultazioni, a proporre di cambiare il calendario scolastico, ipotizzando un prolungamento delle lezioni in classe fino alla fine di giugno. Una proposta che però è caduta nel vuoto, e di cui il governo sembra essersi dimenticato. Draghi aveva espressamente parlato di modifiche al calendario scolastico e di recupero dei mesi persi per via della dad, raccogliendo così l'eredità del governo precedente, che già a dicembre 2020 ragionava sull'opportunità di tenere le scuole aperte fino al 30 giugno.
La possibilità era vista con forte avversione dai sindacati: "Far lavorare di più insegnati mi pare che sia una cosa che non sta né in cielo né in terra, perché gli insegnanti hanno lavorato tantissimo, perché purtroppo la didattica a distanza è più pesante di quella normale e richiede più impegno e più tempo" e "nella scuola dell'infanzia, nella scuola primaria, e nelle scuole medie non ci si è mai fermati", commentava Rino Di Meglio, coordinatore nazionale di Gilda Insegnanti, in un'intervista a Fanpage.it. Anche perché "Allungare a prescindere il calendario scolastico significa far credere che con la Dad la scuola ha scherzato", spiegava la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi.
E però l'ex ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, lo scorso 7 dicembre, diceva: "Si può pensare al massimo ad allungare il calendario scolastico al mese di giugno". Ma già apparivano evidenti inevitabili limiti logistici e organizzativi, perché a giugno i docenti delle scuole secondarie di primo grado sono impegnati con gli esami di terza media, così come i docenti delle superiori, alle prese con gli esami di maturità. "Sarà necessario vedere quanti docenti si metteranno a disposizione su base volontaria e di quanti docenti aggiuntivi si avrà bisogno tra i precari", avvertiva Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi di Roma e del Lazio.
Il nodo degli stipendi dei supplenti
Il nodo degli stipendi degli insegnanti è quello forse che più di tutti ha pesato sull'orientamento delle scelte dell'esecutivo. Per permettere ai docenti di effettuare gli scrutini dopo il termine delle lezioni infatti sarebbe stato necessario prolungare anche il loro contratto di tre o quattro giorni, nel caso dell'organico Covid. La data di scadenza di questi contratti coincide in molto casi infatti con l'ultimo giorno di lezione (che appunto varia da Regione a Regione in base al calendario scolastico).
Di solito i contratti dei supplenti vengono prorogati per consentire loro di completare gli scrutini e per le giornate d'esame, come avviene per esempio per i supplenti delle terze medie o dell'ultimo anno delle superiori. In questo caso il governo ha deciso invece di risparmiare sull'organico Covid. Con una spesa di poche centinaia di migliaia di euro si sarebbe potuto prorogare il contratto dei supplenti di qualche giorno, così da lasciare agli insegnanti il tempo di compilare con calma gli scrutini dopo la fine delle lezioni.
Secondo il presidente dell'Associazione nazionale dei presidi di Roma e del Lazio Mario Rusconi si tratta di una scelta "incomprensibile": "Fare gli scrutini non è un mero atto burocratico – ha detto a Fanpage.it – si costringono gli insegnanti a correre negli ultimi giorni, senza la serenità necessaria che serve per le valutazioni. Siamo rimasti colpiti. Magari il ministero dell'Economia sarà contento di avere a disposizione qualche centinaio di migliaia di euro in più, ma certe scelte non le capiamo. Anche perché d'altra parte sono stati stanziati circa 18mila euro per ogni istituto per il cosiddetto Piano estate".
Alla fine il governo ha puntato tutto sul Piano estate
Il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, poco dopo il suo insediamento, aveva messo subito in chiaro le cose, spiegando che il problema "degli apprendimenti non si risolve negli ultimi 20 giorni di giugno". Secondo il titolare di Viale Trastevere insomma il tema, "non è il recupero di ore ma di contenuti". Per questo per il Piano estate delle scuole sono stati stanziati in tutto 510 milioni di euro. Si parla di 150 milioni del decreto Sostegni, che verranno distribuiti alle oltre 8mila scuole, più altri due progetti, 320 milioni dal PON per la scuola (risorse europee), e altri 40 milioni per intervenire sulle zone difficili, per il contrasto delle povertà educative.
Il Piano, dal 15 giugno al 15 settembre, si articolerà in tre fasi: ci saranno inizialmente attività mirate al potenziamento degli apprendimenti attraverso laboratori, scuola all’aperto, studio di gruppo, anche grazie a collaborazioni esterne o con il terzo settore, educatori ed esperti. A luglio e agosto sono previste poi attività di aggregazione e socializzazione anche sul territorio, attività sportive, corsi di lingua, potenziamento delle competenze digitali, corsi di teatri, musica, visite ai musei. La terza e ultima fase prevede poi il reinserimento in classe, con l'accoglienza dei ragazzi e eventuale e attività di recupero delle competenze.